Gestivano traffico di droga e armi
Blitz in corso dall'alba a Foggia per eseguire un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dieci persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico e spaccio di sostanza stupefacenti, ricettazione e violazione in materia di armi. E' la conclusione di un'inchiesta iniziata nel 2007 in seguito alla guerra tra i clan Sinesi e Moretti.
L'ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale di Bari Di Paola, su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Domenico Seccia. L'indagine, svolta anche attraverso l'uso di intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, fa riferimento al periodo maggio-settembre 2007, in cui vi fu una ripresa della guerra di mafia tra i clan Sinesi e Moretti. Guerra provocata dal tentativo di omicidio del pregiudicato Antonio Pellegrino avvenuto il 5 maggio dello scorso anno, al quale fecero seguito, in città, un omicidio e cinque tentativi di omicidio.
L'attività investigativa è stata suddivisa in due parti. La prima portò nel settembre del 2007 al fermo di sei persone e al successivo arresto di nove pregiudicati, tutti appartenenti al clan 'Pellegrino-Moretti'. La seconda, cui è riferita l'ultima operazione, riguarda soprattutto il traffico di droga messo in atto dallo stesso gruppo capeggiato dai pregiudicati Gianfranco Bruno e Pasquale Moretti, i quali si rifornivano dalla criminalità di Cerignola, rappresentata dal noto trafficante di stupefacenti Paolo Dellerma.
Il bunker del boss
Numerose le intercettazioni ambientali all'interno del laboratorio allestito nella villa del boss Gianfranco Bruno, ritenuto un bunker del clan mafioso, da cui i propri sodali partivano per compiere agguati. Il laboratorio costituiva il centro di confezionamento e di smistamento della cocaina. La villa era vigilata con un sistema di telecamere a circuito chiuso, i cui monitor erano presenti nel laboratorio. Qui veniva confezionata e smistata la droga e lo stupefacente veniva rapidamente bruciato se si temeva un'imminente incursione delle forze di polizia. Inoltre, vi erano grossi cani da guardia per impedire l'ingresso a sorpresa della polizia.
Grazie a potenti telecamere istallate dalla squadra mobile a diverse centinaia di metri di distanza dalla villa, la polizia è riuscita a scoprire anche il sistema di occultamento della droga che veniva interrata nei vigneti e negli uliveti adiacenti all'immobile, dove veniva prelevata dai più fidati componenti del sodalizio, prima di iniziare lo spaccio. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati un chilo e 200 grammi di hascisc e 350 grammi di cocaina.