Polemiche su fotomontaggio con Chiara
Proseguono nella caserma dei carabinieri di Vigevano le acquisizioni di informazioni di altri testimoni che verranno ascoltati nel tentativo di far luce sul delitto di Chiara Poggi, la 26enne assassinata di Garlasco. L'unico indagato è il fidanzato Alberto Stasi. Sentita la cugina della vittima, Stefania, ideatrice con la sorella gemella di un fotomontaggio con la vittima dato ai media. Intanto le due cugine si sono sottoposte al test del Dna.
Test del Dna volontario per la famiglia Cappa
La famiglia Cappa si è presentata spontaneamente dai carabinieri di Vigevano fornendo impronte e Dna che possano in qualche modo chiarire la loro estraneità nel delitto di Chiara. Le gemelle, Stefania e Paola, erano state piu' volte ascoltate dagli inquirenti nei giorni scorsi. In mattinata le due ragazze di 23 anni insieme ai genitori Ermanno ed Elibabetta Ligabò si sono presentati spontaneamente. All'uscita il padre ha parlato ai giornalisti presenti. "Ci siamo presentati - ha detto Ermanno Cappa - dai carabinieri per mettere a disposizione le impronte e fare il tampone per il Dna per la prosecuzione delle indagini. E' un momento brutto, preferiremmo che non ci fosse questo accanimento giornalistico. Le dichiarazioni e le cose fatte spero servano alle indagini".
Il fidanzato iscritto nel registro degli indagati
La svolta nell'inchiesta è avvenuta lunedì quando è stato iscritto nel registro degli indagati il fidanzato della vittima, Alberto Stasi, studente di 24 anni - "un atto dovuto emesso per consentire ai carabinieri del Ris di proseguire nelle comparazioni e allo stesso indagato di nominare un proprio legale per difendersi" si limitano a spiegare - gli inquirenti
non si escludono nuovi sviluppi a breve.
Due incongruità riscontrate nel lungo racconto del ragazzo lui, sentito a verbale come persona informata sui fatti sia nella notte tra martedi' e mercoledì sia venerdì scorso, hanno motivato l'avviso di garanzia emesso con l'accusa di omicidio volontario a carico di Stasi: il giovane ha dichiarato di aver visto "Chiara bianca in volto" quando ha aperto la porta della taverna di casa Poggi, rinvenendo il cadavere, e di non aver guardato dove metteva i piedi. Il ragazzo però non avrebbe potuto notare il volto di Chiara pulito, perché all'arrivo dei soccorsi, 10 minuti dopo l'allarme lanciato al 118, il volto di Chiara era già ricoperto di sangue; se è vero che Alberto Stasi non ha fatto attenzione a dove metteva i piedi, poi, avvicinandosi alla porta della taverna avrebbe dovuto sporcarsi di sangue la suola delle scarpe che indossava in quel momento. Tracce ematiche che, almeno secondo gli esami preliminari eseguiti dal Ris, non sarebbero state trovate.
Dopo aver perquisito, per quasi cinque ore, l'abitazione di via Carducci in cui Alberto Stasi vive con i genitori, Nicola Stasi ed Elisabetta Ligabò, gli investigatori hanno continuato a lavorare sull'altro fronte: quello degli interrogatori. Saranno ancora ascoltati parenti e amici di Chiara Poggi e delle persone che le erano più vicine e, non è escluso, che qualcuno già sentito nei giorni scorsi in caserma, possa essere nuovamente riconvocato per approfondire o controllare versioni già fornite.
L'arma del delitto
Spunta anche l'ipotesi di una mazzetta da muratore scomparsa nel giallo di Garlasco, come posibile arma del deilitto di Garlasco. Il titolare di un cantiere, ha riferito ai carabinieri, che stanno indagando sull'omicidio di Chiara Poggi, che, alcuni giorni prima del delitto, qualcuno avrebbe sottratto da un secchiello, in cui erano custoditi vari attrezzi da lavoro, una mazzetta da un chilo.
Sequestrate auto, biciclette e attrezzi
Dalla villa di Alberto Stasi i carabinieri hanno sequestrato tre auto (la Golf nera del ragazzo, il Bmw X3 del padre e un Citroen Berlingo aziendale), diversi attrezzi (in particolare una pinza da camino e una roncola) e due biciclette in uso alla famiglia Stasi: una color argento e la seconda rossa. Mentre i carabinieri setacciavano la sua abitazione, Alberto Stasi ha ribadito la sua innocenza ed è apparso tranquillo, al pari del padre che non lo ha lasciato da solo un minuto.
Per il momento gli investigatori restano convinti di una cosa sola: il killer la mattina del 13 agosto scorso è entrato nella casa in cui Chiara era da sola (i genitori erano infatti partiti con il fratello minore per la montagna) con la precisa intenzione di uccidere. L'attenzione degli investigatori si era fin da subito concentrata sulle persone che frequentavano pi assiduamente la vittima, in particolare sul fidanzato Alberto e sulle cugine, le gemelle Paola e Stefania Cappa, di 23 anni.
Il mistero del fotomontaggio
E proprio sulle cugine di Chiara si è aperto il nuovo giallo nel giallo. La famosa foto che le ritrae assieme alla cugina uccisa si è rivelato essere un fotomontaggio. Le due ragazze avevano attirato da subito l'attenzione dei media facendosi da subito riprendere con gli occhi lucidi, mentre ripetono davanti ai microfoni: "Chiara era dolcissima, piena di gioia di vivere".
E ai giornalisti consegnavano una foto con le tre cugine sorridenti, tutte vestite di rosso. ma guardando attentamente l'immagine si nota che è stata palesemente e maldestramente ritoccata. Paola e Stefania sono illuminate da una luce calda, hanno il flash sparato sul viso. Chiara, a sinistra, ha sul volto una luce più fredda. La prospettiva e lo sfondo, che si mischiano l'uno nell'altro, sono differenti. Il vestito di Chiara è rosso, come quello delle gemelle, ma è stato copiato da quello della cugina: in origine infatti era un asciugamano bianco. L'orecchino della vittima pare un puntino disegnato al computer. E proprio l'orecchino fa insospettire: rotondo come quello che indossava Chiara nel giorno dell'omicidio e che è finito a terra, mischiato nel sangue. E tutta quella voglia iniziale di apparire e scomparsa, le due ragazze ora si negano a tutti i reporter. A confermare che si tratta di un fotomontaggio ci ha pensato l'autrice stessa, Laura Ripa, fotografa di Garlasco: "Mi hanno detto che volevano un ricordo di loro tre insieme, ho fatto solo il mio lavoro".
Ascoltata la cugina
I carabinieri di Vigevano hanno sentito come testimone, Stefania Cappa, una delle cugine di Chiara Poggi. La Cappa è entrata negli uffici della caserma accompagnata dal padre. Poco prima, davanti ai carabinieri si erano presentati per essere sentiti, sempre come persone informate sui fatti, Giuseppe e Rita Poggi, i genitori di Chiara