In crisi il settore delle carni avicole
Dopo i primi sequestri cautelativi di polli e uova, e le prime chiusure degli allevamenti, cresce in Italia la crisi del settore avicolo. Secondo quanto riferito da Rita Pasquarelli, direttore generale dell'Una (Avicoltori della Confindustria), tra licenziamenti e cassa integrazione sono già 30mila i posti di lavoro persi e i danni per il comparto sarebbero già quantificabili intorno ai 600 milioni di euro.
A preoccupare il settore delle carni avicole, in crisi già da qualche tempo, non ci sono solo i primi sequestri disposti sul territorio dal Ministero della Salute, ma anche una psicosi generale che ha causato un brusco calo dei consumi e una conseguente riduzione dei prezzi e dei ricavi. "Le notizie di queste ore rischiano di dare il colpo definitivo all'unico settore zootecnico interamente italiano, autosufficiente al 106%", ha precisato Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative che raccoglie il 90% dei produttori tra cui Aia, Amadori e Pollo del Campo. Per il segretario della Flai-Cgil, Franco Chiriaco, a rischio ci sono 200mila posti di lavoro e l'influenza dei polli sta mettendo in ginocchio le aziende avicole.
Stando agli ultimi riscontri, i consumi del settore sono scesi ancora del 30-35% e i prezzi hanno subito un'ulteriore contrazione, pari al 35-45%. La situazione per i lavoratori è sempre più difficile e il futuro non promette nulla di buono. I produttori attendono un intervento del governo e il ministro dell'Agricoltura Alemanno ha già chiesto di sbloccare gli aiuti dell'Ue. Dal canto loro, i big del comparto garantiscono la sicurezza dei loro prodotti, ma la paura del virus continua a tenere lontani i consumatori. In Italia l'influenza aviaria ha già fatto la sua prima vittima: il settore avicolo.