Nello zaino 33mila euro in contanti
Luciano Liboni, l'assassino del carabiniere Giorgioni, è morto sotto i ferri in ospedale dopo essere stato ferito alla testa durante la cattura, al termine di una sparatoria al Circo Massimo a Roma. Nel corso del conflitto a fuoco l'uomo ha preso in ostaggio una donna francese. Dalle indagini è emerso che Liboni aveva una nuova compagna nello Sri Lanka. Nello zaino trovati 33mila euro in contanti, diversi occhiali e due documenti d'identità
La morte di Liboni
Il Lupo è morto mentre si trovava in sala operatoria all'ospedale San Giovanni di Roma. Liboni aveva ricevuto un colpo nella regione occipitale destra da una sola pallottola. La gravità delle condizioni di Liboni era apparsa subito chiara. Il neurochirurgo, di guardia al pronto soccorso, Claudio Fiore aveva detto: "E' a rischio di vita, le sue condizioni sono brutte ed è in coma cerebrale".
La cattura
Luciano Liboni era stato riconosciuto da due motociclisti dei vigili urbani mentre si accingeva a salire su una moto. Su segnalazione di una cittadina romana ("E' andato da quella parte, c'ha una faccia brutta") i vigili lo hanno avvistato in via Petroselli e lasciate le loro motociclette lo hanno seguito a piedi, a distanza ravvicinata, fino in via di Porta Capena, dove hanno informato una pattuglia dei carabinieri. Quindi una volta arrivati i militari gli hanno intimato l'alt, perché lo avevano riconosciuto e lui ha immediatamente sparato contro di loro quattro colpi. I due militari hanno risposto al fuoco. A questo punto il Lupo, per pararsi la fuga ha preso in ostaggio una ragazza francese, poi l'ha rilasciata e ha provato a sparare ancora. Ma i militari lo hanno colpito, sembra, tra la spalla e il collo. Liboni fino all'ultimo ha cercato di sfuggire alla cattura: in un estremo, quanto inutile, tentativo di sottrarsi alla cattura, sebbene ferito alla testa, ha tentato di recuperare la sua pistola, ma non c'e' riuscito grazie all'intervento dei carabinieri.
Calci ai barellieri
Era ferito gravemente ma cercava ancora la sua pistola. Luciano Liboni fino all'ultimo ha cercato di sfuggire alla cattura: in un estremo, quanto inutile, tentativo di sottrarsi alla cattura, il killer, sebbene ferito alla testa, ha tentato di recuperare la sua pistola, ma non c'è riuscito grazie all'intervento dei carabinieri. Liboni, non si e' arreso neanche quando si trovava sulla lettiga e stava per essere trasportato in ospedale: ha scalciato i barellieri che lo stavano caricando sull'ambulanza.
Incarico per l'autopsia
La Procura di Roma affiderà l'incarico ad un medico legale di eseguire l'autopsia. Se il fascicolo romano relativo alla sparatoria avvenuta nei giorni scorsi vicino alla Stazione Termini sarà archiviato per morte del reo, gli accertamenti della magistratura proseguiranno per stabilire se Liboni abbia avuto degli appoggi nella capitale. In particolare, si dovrà fare luce sulla provenienza di alcune migliaia di euro e di un documento falso trovati nelle tasche del "Lupo".
Le reazioni alla cattura
"Era un normale servizio di pattugliamento", ha detto soddisfatto il comandante dei vigili Giuliani. I due vigili urbani protagonisti, con i carabinieri, della cattura di Liboni, Ivan Bianco e Giorgio De Angelis, hanno entrambi 25 anni e lavorano da quattro anni al reparto motociclisti del I gruppo. Sono conosciuti per la loro spericolatezza.
Appena appresa la notizia della cattura, Ciampi si è congratulato con il generale dell'Arma, generale Gottardo. Anche Berlusconi si è congratulato con il ministro dell'Interno Pisanu, mentre il prefetto di Roma Achille Serra ha detto:"Sono felicissimo. Non potrei dire altro. Sono particolarmente contento della cattura di Liboni, perché così si conclude un'attività di carabinieri e polizia andata avanti senza sosta e con grande professionalità".
Liboni da qualche giorno era tornato a Roma
Secondo il comandante del reparto territoriale dei carabinieri di Roma, Salvatore Luongo, Liboni sapeva bene come muoversi stando in un luogo affollato e per questo non deve stupire che sia stato catturato in una zona del centro di Roma, molto sorvegliata e affollata, anche per l'imminenza del concerto di Simon&Garfunkel. Inoltre il comandante ha sottolineato che i controlli non sono mai cessati, procedendo a raggiera dal centro alla periferia di Roma. Secondo Luongo il killer dopo essersi allontanato per alcuni giorni dalla città, da qualche giorno era ritornato.
Il chirurgo: "Ci abbiamo provato"
"Ci abbiamo provato ma il signor Liboni è morto durante l'intervento chirurgico". Con queste parole il primario di neurochirurgia dell'ospedale San Giovanni di Roma, prof. Stefano Esposito, ha dato la notizia della morte. Esposito ha detto che il paziente è arrivato in ospedale alle ore 12 in stato di coma profondo. "Aveva lesioni gravi al cervello - ha spiegato - e uno shock emorragico causato da un colpo di arma da fuoco. L'abbiamo rianimato e, visto che le sue condizioni ce lo permettevano, lo abbiamo portato immediatamente in sala operatoria per controllare le importanti emorragie presenti e trattare le gravi lesioni primarie che aveva. Dopo circa mezz'ora di intervento Liboni è deceduto". Il professore ha detto anche che sul corpo di Liboni erano presenti soltanto un foro d'entrata e un foro d'uscita nella testa.
Si cercano complici
Adesso i carabinieri stanno cercando chi lo ha aiutato fuggire. Attenzione particolare al mondo dell'emarginazione, alla solidarietà tra "senza tetto'" di cui già in passato Liboni si sarebbe servito. Al setaccio anche i centri caritatevoli che potrebbero aver sfamato il latitante, riuscito a non farsi riconoscere per una settimana dopo il conflitto a fuoco di sabato scorso a piazza della Repubblica.
Una nuova donna
Il Lupo di Montefalco aveva una nuova compagna nello Sri Lanka e con la donna aveva effettuato una serie di acquisti immobiliari. La donna era raggiungibile su un numero telefonico cellulare ed è proprio per appurare la natura di questo rapporto che una squadre di investigatori dei carabinieri si era recata nel paese asiatico. "In questi ultimi giorni Liboni aveva maturato la convizione che questa donna fosse ormai difficile da raggiungere", ha detto il maggiore Giovanni Arcangioli, comandante del nucleo operativo della capitale. A quanto si è appreso nell'ultima settimana di latitanza l'utenza cellulare dello Sri Lanka non e' mai stata contattata da Roma.
Saranno, intanto, le analisi del sangue a chiarire se effettivamente Liboni fosse malato di malaria e soffrisse di attacchi epilettici.