"Contro di me un abuso ingiusto e maligno", ha scritto nella email al processo bis per la morte di Meredith. Piccata la risposta dei giudici: "Chi vuol parlare, venga in aula"
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"Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà". Lo scrive Amanda Knox in una mail alla Corte d'assise d'appello di Firenze dove si sta svolgendo il processo bis per la morte di Meredith Kercher, nel quale la Knox e l'ex fidanzato Raffaele Sollecito sono imputati. Parlando delle accuse Amanda le definisce un "abuso ingiusto e maligno".
L'email che Amanda ha inviato alla Corte d'assise d'appello di Firenze "è irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi". Lo ha detto il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini prima di leggere il testo. "Non sono dichiarazioni spontanee", ha precisato Nencini parlando con i difensori della Knox. Il presidente della Corte ha anche sottolineato che sono i difensori ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: "Io non l'ho mai vista, non la conosco".
Amanda: "Confessione per tortura psicologica" - "£Dobbiamo riconoscere che una persona possa essere portata a confessare falsamente perché torturata psicologicamente", scrive Amanda Knox riferendosi alla calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. Amanda racconta anche di quando la portarono in questura: "Mi hanno mentito, urlato, minacciata, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che non avrei mai più visto la mia famiglia se non avessi ricordato cos'era successo a Meredith quella notte".