Sarebbe pronto a raccontare la presunta violenza subita dalla ragazza durante l'adolescenza trascorsa in Calabria
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Si indaga nel passato di Simona Riso per capire se a spingerla giù dal balcone di via Urbisaglia, all’Appio, sia stato un assassino o un vecchio trauma segreto. Come riferisce Corriere.it, gli investigatori stanno battendo in particolare la seconda pista. Li supporta adesso un testimone che si dichiara pronto a raccontare quanto sa sulla presunta violenza sessuale subìta dalla 28enne quando era adolescente e abitava in Calabria.
Si stanno passando al setaccio i parenti di Simona per capire se c'erano componenti della famiglia a conoscenza degli abusi scoperti un paio di anni fa dagli psichiatri che curavano la ragazza. I congiunti più prossimi, per il momento, negano ogni ipotesi di violenza e continuano a dire che la 28enne è stata uccisa.
Il testimone dei presunti abusi potrebbe essere interrogato la prossima settimana e ieri sono stati ascoltati cinque operatori sanitari, tra medici e infermieri. Furono loro a soccorrere la ragazza la mattina del 30 ottobre scorso, in via Urbisaglia.
A quanto si apprende Simona non presentava evidenti problemi di respirazione (nonostante un polmone perforato) e il personale dell'ambulanza intervenuta avrebbe cercato i segni della violenza di cui lei stessa parlò prima di morire con la frase: "Mi hanno violentata". Forse non stava parlando del presente ma di un trauma radicato nel passato ma ancora tanto cocente da indurla al suicidio.