Salvo dopo 22 anni, senza aggravanti
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"Si è goduto la vita". E' l'amara conclusione cui i familiari di Teresa Bottega, la donna uccisa nel marzo del 1990 dal marito Giulio Cesare Morrone, per il cui omicidio, confessato dopo 22 anni, non sconterà nemmeno un giorno di galera. Il motivo? Il giudice Gianluca Sarandrea ha deciso che quel delitto è prescritto, perché durante il processo con rito abbreviato che si è tenuto nel 2013, il giudice non ha riconosciuto i futili motivi.
Solo quella aggravante, infatti, avrebbe reso il reato imprescrittibile. Per l'articolo 157 del Codice Penale, non vi è prescrizione di reati che prevedono la pena dell'ergastolo. E, in questo caso, il non riconoscimento delle aggravanti, ha permesso a Morrone di evitare appunto il carcere a vita, anticamera della prescrizione del reato, dopo 22 anni.
All’epoca il caso venne rubricato come scomparsa volontaria, dato che la donna, 35enne, sembrava essersi allontanata per ragioni legate ai rapporti incrinati con il marito. La denuncia di scomparsa venne fatta dalle sorelle sette mesi dopo, nell’ottobre del 1990, e il marito confermò l’allontanamento della moglie aggiungendo che già un’altra volta la 35enne se n’era andata dopo un litigio.
Molti anni dopo la confessione, prima al parroco e poi agli inquirenti. Infine il processo e la sentenza, scandalosa per i familiari della vittima, e la libertà.