Le motivazioni delle sentenza con cui è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici per due anni. "Il suo ruolo pubblico - scrivono i giudici - incide. Fatti gravi, non si poteva dare il minimo della pena"
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"Il ruolo pubblico e politico assunto dall'imputato aggrava la valutazione della sua condotta": è un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui per Silvio Berlusconi è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici per due anni nell'ambito del processo Mediaset. Poiché, aggiungono, "la durata della pena accessoria" deve essere "commisurata alla gravità dei fatti contestati", a Berlusconi non può essere inflitto il "minimo della pena".
"Ha perseverato nella frode" - Gli accertamenti nella sentenza definitiva sul caso Mediaset "dimostrano la particolare intensità del dolo di Silvio Berlusconi nella commissione del reato contestato e perseveranza in esso", si legge nelle motivazioni della Corte d'Appello di Milano.
"Fatti gravi, non si può dare minimo pena" - Poiché "la durata della pena accessoria dai pubblici uffici deve essere commisurata alla oggettiva gravità dei fatti contestati - scrivono i giudici - a Silvio Berlusconi non può essere inflitto il minimo della pena", ossia un anno di interdizione.
"Legge Severino non riguarda questo processo" - La legge Severino, poi, "ha un ambito di applicazione distinto, ben diverso e certamente non sovrapponibile con quello del processo penale con al centro il caso Mediaset".
"Berlusconi ideatore sistema frode" - Berlusconi, sottolinea la corte in linea con i giudizi di primo, di secondo grado e della stessa Cassazione, "è stato ritenuto ideatore, organizzatore del sistema creato anche per poter più facilmente occultare l'evasione" e "frodare il Fisco attraverso numerosi soggetti, società fittizie di proprietà di Berlusconi o di fatto facenti capo a Fininvest". Per i magistrati "l'oggettiva gravità del fatto deriva dalla complessità" di tale sistema.