"Anticipò giudizio". I legali dell'ex televenditrice, ora libera, faranno ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Dell'ipotesi di un ricorso hanno parlato anche gli avvocati di Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset
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Anche Vanna Marchi e sua figlia, Stefania Nobile, si muovono ora contro Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale della Cassazione che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per il caso Mediaset. Il giudice è poi finito al centro delle polemiche per un'intervista a "Il Mattino". Marchi ha deciso infatti di presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo per "anticipazione di giudizio".
Da due articoli pubblicati su "Il Giornale" Lorenzetto nei giorni scorsi, ha chiarito l'avvocato Liborio Cataliotti, legale della Marchi, "è emerso infatti che, pochi giorni prima del verdetto di Cassazione del 2009 l'esito sarebbe stato anticipato dal presidente della Sezione di Cassazione Giudicante", che era Antonio Esposito. "Il giornalista - spiega ancora il legale - ha anche precisato che il giudice avrebbe fatto affermazioni relative all'imputata Vanna Marchi che, stando alle parole del reporter gli sarebbe stata antipatica per usare un eufemismo".
Dell'ipotesi di un ricorso alla Corte Europea hanno parlato anche i legali di Silvio Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset del primo agosto scorso e anche dopo l'intervista dei giorni scorsi, con tanto di bufera politica e polemiche. L'avvocato Cataliotti, legale della Marchi e di sua figlia, dal canto suo, ha assicurato che nelle prossime settimane presenterà ricorso. "Il ricorso - ha chiarito - deve essere presentato entro sei mesi dalla sentenza definitiva. Nel nostro caso - ha precisato - sono passati più di tre anni, ma l'anticipazione di giudizio di Esposito è emersa solo in questi giorni dagli articoli e, dunque, siamo convinti che si possa chiedere la rimessione in termini e che il ricorso possa essere dichiarato prima ammissibile e poi discusso nel merito".
All'ex televenditrice, condannata per associazione per delinquere e truffa, "non interessa - ha spiegato ancora l'avvocato - l'annullamento della sentenza della Cassazione, perché entrambe le mie assistite sono già libere e quella sentenza è stata già dimezzata nelle pene dalla Cassazione nel 2011". Nemmeno il risarcimento, dopo un eventuale accoglimento del ricorso, interessa alla Marchi, come racconta il legale: "Lei stessa mi ha detto che un eventuale risarcimento dovrebbe andare alle parti civili del suo processo e questo lo specificheremo nel ricorso. Non è questione di soldi o sconti di pena quindi - ha concluso - è una questione di principio".