VERSO LA PASQUA

Roma, la prima Via Crucis di Papa Francesco

Le sofferenze dei cristiani nel racconto di due libanesi saranno il motivo della celebrazione

29 Mar 2013 - 10:08
 © Ansa

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Oggi sarà il giorno della prima Via Crucis da Papa, al Colosseo, per Jorge Mario Bergoglio. Dopo la lavanda dei piedi in un carcere minorile alle porte di Roma, il Santo Padre presiederà uno dei momenti cruciali tra i riti che preludono alla celebrazione della Pasqua, per un nuovo bagno di folla che sarà però nel segno della preghiera e del raccoglimento per l'evento commemorato, quello della morte di Gesù.

Filo conduttore del rito, che sarà trasmesso come sempre in mondovisione, sarà il racconto delle sofferenze dei cristiani nelle parole e nelle riflessioni di due giovani libanesi, scritte sotto la guida del patriarca maronita cardinale Bechara Rai.

Nelle 14 stazioni la Croce sarà portata dal cardinale vicario Agostino Vallini, da due famiglie provenienti dall'Italia e dall'India, da un disabile accompagnato da volontari dell'Unitalsi, da due seminaristi cinesi, da due frati francescani della Custodia di Terra Santa, da due suore dell'Africa e da altre due del Libano, da due giovani del Brasile. Le torce accanto alla Croce saranno invece portate da due giovani della Diocesi di Roma e da due giovani libanesi. Ad accompagnare il rito anche il canto di un coro proveniente dal Libano.

"Strada per la vita eterna" - Così cominceranno le meditazioni che saranno lette al Colosseo: "Qual è la strada per la vita eterna? Gesù ha risposto a questa domanda, che brucia nel più profondo del nostro essere, percorrendo la via della croce". Nel testo sono numerosi i rimandi all'Esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI "Ecclesia in Medio Oriente". La chiamata a seguire il Signore, dicono ancora le riflessioni, "è rivolta a tutti, in particolare ai giovani e a quanti sono provati dalle divisioni, dalle guerre o dall'ingiustizia e che lottano per essere, in mezzo ai loro fratelli, segni di speranza e operatori di pace".

Appello alla giustizia - I messaggi che si susseguiranno nella notte riguardano tutti. Si sottolinea che sono molti coloro che "impegnano la loro autorità al servizio dell'ingiustizia e calpestano la dignità dell'uomo e il suo diritto alla vita" per concludere invitando i detentori del potere a governare "nella giustizia". Un pensiero andrà alle famiglie, dove "proviamo anche noi le sofferenze causate ai figli dai loro genitori e ai genitori dai loro figli". La preghiera sarà che "in questi tempi difficili" i nuclei familiari possano essere "delle oasi d'amore, di pace e di serenità, ad immagine della santa Famiglia di Nazaret". In un'altra stazione si prega "per tutti i giovani che sono oppressi dalla disperazione, per i giovani vittime della droga, delle sette e delle perversioni".

No al laicismo e al fondamentalismo - La meditazione vira poi sui rischi della nostra società, dal "laicismo cieco" al "fondamentalismo violento" che "prende a pretesto la difesa dei valori religiosi" e un chiaro no viene detto a chi promuove l'aborto o a chi difende l'eutanasia. Forte e continuo il riferimento alle popolazioni del Medio Oriente, "terra lacerata dall'ingiustizia e dai conflitti", con una preghiera "per le vittime delle guerre e della violenza che devastano, in questo nostro tempo, vari Paesi del Medio Oriente, come pure altre parti del mondo".

Attenzione agli ultimi - La meditazione si farà particolarmente accorata per "gli sfollati e i migranti forzati" affinché "possano tornare al più presto nelle loro case e nelle loro terre", seguita dall'invocazione: "Fa', Signore, che il sangue delle vittime innocenti sia il seme di un nuovo Oriente più fraterno, più pacifico e più giusto, e che questo Oriente recuperi lo splendore della sua vocazione di culla di civiltà e di valori spirituali e umani". La celebrazione sarà chiusa dall'intervento del Santo Padre, che rivolgerà la parola ai fedeli.

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