RABBIA

L'ultima intervista di Zampi: "Sono disperato"

Perugia, il piccolo imprenditore aveva raccontato la sua tragedia: "Quei soldi mi servivano per finanziare i corsi di formazione. Ma me li hanno tolti per motivi politici"

07 Mar 2013 - 09:42
 © Ansa

© Ansa

Un finanziamento dato e subito tolto. Sarebbe questo il motivo che ha scatenato la furia omicida del piccolo imprenditore Andrea Zampi, che ieri ha ucciso due impiegate alla Regione Umbria, per poi togliersi la vita. Solo poche settimane fa, a gennaio, Zampi raccontava la sua storia di rabbia e disperazione, in un'intervista ad alcuni allievi della scuola giornalismo della Rai in cui diceva: "Sono disperato". 

"Politica e finanziamenti" - Il testo dell'intervista è stato diffuso da LaPresse. "Qui tre anni fa è successo un disastro - racconta l'omicida-suicida -, quando mi sono ammalato. È successo che noi avevamo un finanziamento per 200mila euro, per dei corsi. Poi, come ben sapete, qui la politica comanda tutto. Comunisti, sinistra, Ds, no? Chi comanda son tutti loro. I finanziamenti li danno a chi vogliono loro. A noi ce li hanno dati e poi per nulla, per un motivo politico, ce li hanno tolti".

"Ingiustizia" - "Da quando mi è successa quella cosa - continua Zampi nel colloquio - io non sono stato più bene, per l’ingiustizia ricevuta. Ho avuto un problema e quindi non è che vado più a controllare queste cose. Noi abbiamo dei progetti allegati, si fa la progettazione, e c’è l’ultima parte in cui bisogna inserire gli esiti occupazionali, dichiarati e sottoscritti dalle allieve. Non c’è più stata progettazione, l’ultima è una progettazione per competenze chiave di 60 ore, e non puoi far nulla. È una devastazione totale…".

E poi, via con le accuse alla Regione: "La Regione Umbria una volta era florida, e comunque anche ora ci sono le aziende. Il mondo dell’abbigliamento è una cosa dove si devono fare i corsi, che sono importanti. Ma danno i soldi a valanga, destra, sinistra. Sono cose per prendere soldi e basta. Questo è un mestiere vero, una professione. Ci sono delle competenze… Quella invece è una politica sbagliata, a sua volta di tutti i governi che hanno permesso questo, perché il lavoro tocca tutelarlo all’interno dell’Italia. Sono politiche sbagliate, è tutto un disastro”.

I tre cartellini mancanti - L'imprenditore si riferisce poi ad alcuni episodi che, secondo lui, avrebbero bloccato quei soldi. Parla di carenze nei suoi corsi che, a suo dire, sono pretestuose. "Il dispositivo di accreditamento? – dice –. I locali io li avevo a norma. Poi tre mesi prima è successa una variazione sulla normativa di sicurezza. Io ho telefonato alla ditta e questo mi ha detto ‘Tutto a posto, lascia stare così’. Io ho lasciato stare così, sono venuti e mi mancavano tre cartellini: ‘Divieto di fumo’ e ‘Macchine in movimento’. Una cavolata e mi hanno tolto l’accreditamento e conseguentemente i 160mila euro di finanziamenti approvati. È terribile. No, io sono finito… Io sono un cristiano e non mi interessa nulla. Io sono regolare, preciso, mai raccomandazioni, niente. Per tre cartellini mi hanno chiuso i finanziamenti, ma stiamo scherzando? L’Ilva, quella inquina, produce, ammazza tutti e ci ha le tangenti dai presidenti. Nelle scuole pubbliche cadono i solai, ma vanno avanti ugualmente. Io per tre cartellini perdo i soldi. Se vedi che tre cartellini non ci sono mi dici ‘Ok, ti do un tempo per rimetterceli’. No? Questa è la realtà".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri