Grosseto, secondo l'accusa a causa della "non opportuna presenza di estranei" sul ponte di comando ci fu un "aumento di confusione"
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Sul ponte di comando della Costa Concordia c'era "la non opportuna presenza di estranei", tra cui "la passeggera Domnica Cemortan", con il conseguente "aumento di confusione e di fonti di distrazione" per il comandante Francesco Schettino. E' quanto scritto dalla procura di Grosseto nella richiesta di rinvio a giudizio per il naufragio. Questo determinò, secondo l'accusa, distrazione anche per "gli ufficiali di coperta e per il timoniere in servizio".
Sul ponte di comando inoltre c'erano "i membri dell'equipaggio Antonello Tievoli, Manrico Giampedroni e Ciro Onorato". A causa della presenza di troppe persone si sarebbe verificata la mancanza di "una guardia sicura in navigazione e durante la manovra di avvicinamento".
I magistrati ricordano poi che Schettino partecipò, "insieme a Antonello Tievoli, ad una conversazione telefonica con Mario Terenzio Palombo", "distraendosi ulteriormente e distraendo altresì gli ufficiali di guardia, mentre era in prossimità della costa in situazione pericolosa e con timone a mano".
La tragica fine delle vittime - C'è la ricostruzione degli ultimi attimi di vita delle 32 vittime del naufragio della Costa Concordia nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla procura. La piccola Dayana e il padre, Williams Arlotti, morirono perché non trovarono posto sulle scialuppe e, mentre stavano attraversando l'interno della nave per raggiungerne altre, caddero "nella voragine prodottasi a seguito del definitivo ribaltamento sul fianco destro della nave". Il musicista Giuseppe Girolamo "non avendo trovato posto sulle scialuppe al ponte 3, lato sinistro" venne indirizzato dall'equipaggio sul lato destro e, "dopo avere ceduto il proprio posto su una scialuppa di salvataggio per favorire l'imbarco di altri passeggeri" morì per asfissia da annegamento.
La barman Erika Fani Soria Molinala, "dopo avere tentato di allontanarsi dalla nave a bordo di una zattera ed essere caduta in mare, senza il giubbotto di salvataggio" venne "risucchiata verso il fondale dal gorgo prodotto dal definitivo ribaltamento sul fianco destro della nave". La passeggera Maria D'Introno era riuscita a salire su una scialuppa ma fu costretta a tornare a bordo "perché l'eccessiva inclinazione non" consentì "di calare in mare la scialuppa". Indirizzata verso il lato destro del ponte, fu "costretta dal crescente allagamento a lanciarsi in mare" ma, "non sapendo nuotare", morì annegata.