Il caso di una coppia di Pordenone che aveva fatto richiesta per un contributo regionale per l'acquisto della prima casa. La Regione non riconosce il loro "vincolo" nonostante per il Comune siano una famiglia
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Per il comune di Pordenone dove risiedono sono una "famiglia anagrafica basata su un vincolo affettivo", ma non per la Regione Friuli che respinge la loro richiesta di "contributo prima casa" perché non rispondono ai requisiti di "conviventi more uxorio". Il problema? La coppia è una coppia omosessuale.
Come racconta "La Repubblica", Marco e Giovanni hanno 35 anni, convivono da sette e con l'acquisto della loro casa hanno fatto richiesta alla Regione Friuli Venezia Giulia per un "Contributo Prima Casa", un incentivo a fondo perduto di 17mila euro. Nonostante il "riconoscimento" del Comune come coppia convivente, la Regione non molla e indica come elemento per la bocciatura della pratica l'articolo 8 del regolamento per l'erogazione del contributo, in cui si definisce chi può farne richiesta: "Possono presentare domanda persone maggiorenni in forma singola oppure associate qualora si tratti di coniugi o di conviventi more uxorio, ovvero di coppia intenzionata a contrarre matrimonio o a convivere more uxorio".
A convincere la coppia che di discriminazione si tratti le spiegazioni che ricevono dopo il rifiuto della Regione: se avessero presentato domanda singolarmente, avrebbero ottenuto il contributo. Il "caso" arriva sulla scrivania di Giacomo Deperu, presidente di Arcigay Friuli e la pratica viene affidata all'avvocato Francesco Furlan, presidente della commissione Pari Opportunità dell'ordine degli avvocati di Pordenone. Ma non c'è niente da fare, nonostante il legale presenti il documento dell'anagrafe che attesta la registrazione della coppia come "Famiglia basata su vincolo affettivo", la Regione difatto smentisce lo stesso Comune, rifiutando nuovamente la richiesta.
La coppia adesso è in attesa del ricorso che hanno deciso di presentare al Tar. "Confortati dalle interpretazioni di altri comitati Pari opportunità europei - spiegano Deperu e Furlan a "La Repubblica" - sottolineiamo che sono ormai numerose le sentenze (Corte Costituzionale, Corte di Cassazione, Tribunale di Milano) che definiscono more uxorio - "come matrimonio" - il rapporto di unione affettiva tra due uomini o due donne che, non potendosi sposare, devono poter avere pari diritti rispetto alle coppie coniugate. E sottolineiamo anche che l'Unione europea e i regolamenti comunitari invitano ad agire in tal senso, proprio per non discriminare le coppie gay".