Sondrio, "L'ho convinto a liberarmi"
Tommaso Dassogno, lo studente 25enne rapito lunedì sera nella villa di famiglia a Berbenno di Valtellina, è stato liberato in un campo sportivo del paese. Alla famiglia era giunta la richiesta di un riscatto di un milione (che non è stato pagato), ma all'alba lo stesso giovane ha telefonato ai genitori. "Ho convinto io il rapitore a liberarmi dopo 6 ore di discussione", ha poi raccontato il giovane. Molti sono però ancora i lati oscuri da chiarire.
"Credo di essere riuscito a convincerlo a lasciarmi andare dopo sei ore di discussione - ha raccontato il giovane, figlio dell'ex presidente della Camera di commercio di Sondrio, agli investigatori - e lui ha capito che era meglio così". Alle 6.30 il giovane ha telefonato ai genitori Alberto e Maria Cristina dal suo telefonino chiedendo loro di andarlo a prendere al centro sportivo, che dista solo poche centinaia di metri dalla villa di famiglia. Subito sul posto sono arrivati anche la polizia e un'ambulanza: il giovane è in buone condizioni di salute, anche se ha alcuni lividi e una spalla lussata. Dopo le prime cure, Tommaso Dassogno è stato portato in Questura, dove gli investigatori hanno ascoltato a lungo il suo racconto per chiarire i molti lati oscuri del sequestro, che lascia dubbiosi gli inquirenti per le modalità con le quali è stato condotto. È strano, ad esempio, il fatto che il giovane sia stato rilasciato subito, così come l'irruzione nella villa per mettere a segno il rapimento invece di sorprendere il ragazzo all'aperto come usano solitamente i professionisti. Il padre, da parte sua, ha spiegato che "non è stato pagato alcun riscatto". Tra le ipotesi degli investigatori c'è quella che a compiere il sequestro sia stata una banda di balordi locali che poi, sentendosi braccata e non avendo l'esperienza per proseguire nel rapimento, abbia preferito liberare l'ostaggio e darsi alla fuga. "Si tratta di una banda che attualmente è ricercata dalle forze dell'ordine", ha detto Alberto Dassogno al termine dell'interrogatorio del figlio. E il pm Gianfranco Avella, che indaga sulla vicenda, aggiunge che "è un sequestro che presenta delle particolarità" e che "le indagini non si sono concluse: dobbiamo individuare i responsabili dell'azione delittuosa. Accertamenti sono in corso anche per stabilire come il malvivente sia entrato nella villa della famiglia Dassogno". Sui particolari del rapimento, Alberto Dassogno ha spiegato che "ci sono cose molto strane. Ho saputo ad esempio che durante il sequestro al malvivente è caduta per terra la pistola". Circa un'ora dopo e' arrivata la telefonata con la richiesta di riscatto. "Era una voce di un uomo, italiano, una voce che mi è sembrata molto pulita, ha detto di preparare il riscatto". Il ragazzo ha raccontato di essere stato abbandonato dai sequestratori al campo sportivo con un cappuccio calato in testa: i banditi gli avrebbero intimato di non levarselo per alcuni minuti. Trascorso questo tempo, il giovane si è tolto il cappuccio e ha telefonato ai genitori. "È stata un'esperienza allucinante, al di la' di quello che uno puo' immaginare - ha detto Tommaso Dassogno - Tutta la notte è stata un vero incubo, ma i momenti più brutti sono stati quando lui si è innervosito capendo che forse non avrebbe ottenuto quello che voleva".