L'avvenuto rapimento viene riferito ai magistrati soltanto 31 ore dopo il rilascio del ragioniere
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Sono passate trentun ore tra il rilascio del ragioniere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, ad opera dei rapitori, e l'avviso alla Procura da parte di Niccolò Ghedini. Nelle cassette di sicurezza aperte dai sequestratori vengono trovate solo banconote false. E infine la chiavetta e il dvd che conterrebbero materiale scottante contro De Benedetti. Ma nessuno li ha visti. Ecco i tre nodi ancora da sciogliere sul sequestro lampo.
Il ritardo di 31 ore e la telefonata dei banditi
E infatti i pm Ilda Boccassini e Paolo Storari sottolineano che "non tutta la dinamica di quanto si è verificato quella notte risulta chiara". Come non è chiaro secondo i magistrati, come scrive il "Corriere della Sera", perché l'obiettivo scelto sia proprio la famiglia Spinelli. E' certo che quel rapimento si è verificato nella casa di Bresso nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, che c'è stata aggressione fisica nei confronti del ragioniere da parte di uomini armati e mascherati e che i membri della banda abbiano assicurato di avere audio e video determinanti per Berlusconi al fine di incastrare De Benedetti nella questione del Lodo Mondadori.
I pm restano però perplessi per una serie di dettagli che non si spiegano. Innanzitutto il fax di Ghedini avvisa la Procura di quanto avvenuto non quando i sequestratori liberano Spinelli, alle 9 del 16 ottobre, ma alle 16,20 del 17, con un ritardo di 31 ore. Nel frattempo, sono gli uomini di Berlusconi a portare il ragioniere in una località segreta. Proprio in questo intervallo di tempo si colloca la telefonata dei banditi a Spinelli: il ragioniere viene chiamato alle 14,51 del 16 per sapere quale sia la risposta alla loro richiesta. E i magistrati sottolineano che, se fossero stati avvisati, quella telefonata si sarebbe potuta intercettare, con grandi vantaggi per le indagini.
E' lo stesso Spinelli a raccontare le ore immediatamente successive al rapimento. Berlusconi gli dice che si deve trasferire immediatamente altrove, la moglie prepara le valigie e nel pomeriggio i malviventi chiamano il ragioniere. La risposta di Spinelli è che Berlusconi vuole vedere i filmati e agire in maniera trasparente e non nei termini da loro prospettati. L'interlocutore interrompe bruscamente la chiamata e Spinelli telefona a Ghedini e a Berlusconi, riferendo loro del colloquio appena avuto. Poco dopo un'auto porta lui e la moglie in una località segreta.
Il nascondiglio segreto e le cassette di sicurezza
E poi c'è la questione delle cassette di sicurezza. I banditi ne aprono una alla Banca di Credito Cooperativo di Buguggiate un mese prima e una seconda al Credito Valtellinese di Varese sei giorni dopo. Fanno visita a queste cassette il 22 e il 25 ottobre e vi ripongono una busta di plastica, come racconta una impiegata. L'11 novembre Alessio Maier, uno degli arrestati, viene intercettato mentre parla di un nascondiglio a proposito del quale Francesco Leone chiede se vi si possa lasciare "una valigia piena di soldi". E dice poi di essere preoccupato che si possa scoprire una cassetta di sicurezza: "Io anche quei soldi lì li porterei via da lì, perché prima o poi me l'aspetto che vengono a vedere quelle cassette". Quelle cassette di sicurezza vengono individuate e perquisite dalla magistratura. Ma all'interno ci sono soltanto banconote false.
La chiavetta e il dvd: chi li ha visti?
Spinelli ha raccontato poi che i banditi gli hanno detto di volere da Berlusconi 35 milioni in cambio di una chiavetta e un dvd con sette ore e 41 minuti di registrazione determinanti per incastrare De Benedetti, con anche il filmato di una cena in cui Gianfranco Fini parla con alcuni magistrati del Lodo Mondadori. Il ragioniere ha visto i due supporti informatici nelle mani dei rapitori, ma non ha potuto vedere il contenuto per incompatibilità con il computer di casa.
La curiosità: i banditi rintracciati attraverso il Dna sul tappo
E' grazie a un errore della banda che il capo della Mobile Alessandro Giuliano e il dirigente di polizia giudiziaria Marco Ciacci rintracciano i sei malviventi, tra schede telefoniche intestate a personaggi inesistenti, tabulati telefonici e filmati ripresi dalle cabine della stazione di Malnate (Varese). I sospetti vengono pedinati fino allo stadio per il match Milan-Fiorentina e fino in un ristorante, dove vanno alla ricerca dei bicchieri usati da loro: è lì che trovano lo stesso Dna di Leone, rimasto sul tappo di una bottiglia usata dallo stesso Leone la notte del 15 ottobre, a casa di Spinelli.