Taranto, l'azienda ha motivato la decisione "con la crisi del mercato dell'acciaio". Nessuna intesa dopo l'incontro con i sindacati
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L'Ilva vuole ricorrere alla cassa integrazione ordinaria per 2mila dipendenti dell'area a freddo dello stabilimento di Taranto, a partire dal 19 novembre. L'azienda lo ha comunicato ai sindacati Fim, Fiom e Uilm, giustificandola "con la crisi del mercato dell'acciaio". Probabilmente c'entra anche l'eventuale chiusura, di qualche mese, dell'altoforno 5, come è stato chiesto dai custodi giudiziari.
La cassa integrazione, secondo la richiesta aziendale, dovrebbe durare 13 settimane. I reparti interessati sono: tubificio longitudinale 1-2 rivestimenti, area Iaf impianti a freddo, treno lamiere, treno nastri 1, officine e area servizi.
Concluso l'incontro con i sindacati, nessuna intesa
L'incontro tra Ilva e sindacati si è concluso senza alcuna intesa sulla volontà, manifestata dall'azienda, di porre in cassa integrazione ordinaria 2.000 dipendenti dell'area a freddo dal 19 novembre prossimo. Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto di soprassedere alle procedure di cassa integrazione.