Legato a Formigoni

San Raffaele, Daccò condannato a 10 anniLa sua difesa: "Sentenza coi piedi d'argilla"

Il faccendiere accusato di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati nell'inchiesta sul dissesto dell'ospedale San Raffaele è stato condannato con rito abbreviato

03 Ott 2012 - 20:04
 © Ansa

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Pierangelo Daccò, il faccendiere accusato di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati nell'inchiesta sul dissesto dell'ospedale San Raffaele è stato condannato con rito abbreviato a 10 anni di carcere. Per lui l'accusa aveva chiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi. Assolto, invece, l'imprenditore Andrea Bezziccheri.

A carico di Pierangelo Daccò, il giudice del tribunale di Milano Maria Cristina Mannocci ha fissato una provvisionale di 5 milioni di euro da versare alle parti civili: i commissari e la Fondazione San Raffaele in concordato preventivo. L'avvocato Giovanni Accinni, legale di parte civile, aveva chiesto una provvisionale di 10 milioni di euro.

In questo filone di inchiesta sul dissesto finanziario del San Raffaele erano state indagate sette persone: l'ex direttore amministrativo del gruppo ospedaliero Mario Valsecchi (ha patteggiato una condanna a 2 anni e 10 mesi), gli imprenditori Pierino e Giovanni Luca Zammarchi (padre e figlio), l'imprenditore Fernando Lora e il suo contabile Carlo Freschi (sotto processo con rito ordinario davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Milano), l'uomo d'affari Pierangelo Daccò e l'imprenditore Andrea Bezzicheri (socio di Giovanni Luca Zammarchi).

Il "sistema San Raffaele"
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato creato un "sistema San Raffaele", con l'obiettivo di formare fondi neri per soddisfare le esigenze economiche personali del vecchio management e di chi era vicino. Il sistema si sarebbe retto sul fatto che gli imprenditori che lavoravano in appalto per il gruppo ospedaliero sovraffatturavano i costi a carico del San Raffaele, per poi retrocedere parte dell'importo maggiorato in contanti o attraverso bonifici bancari. L'uomo d'affari Daccò avrebbe avuto il compito di usare queste somme per creare fondi neri.

Legale Daccò: "Sentenza coi piedi d'argilla"
"I processi terminano dopo la valutazione nel merito che fa il giudice d'Appello e dopo la rilettura della Cassazione. Questa potrebbe essere una sentenza coi piedi d'argilla, tuttavia mi riservo di leggere le motivazioni". Cosìl'avvocato Giampiero Biancolella, legale di Pierangelo Daccò, ha commentato la sentenza. "Gli elementi di condanna - ha spiegato Biancolella - sono gli stessi identici per i quali la Cassazione aveva annullato l'ordinanza di custodia cautelare per Daccò".

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