Nella seconda parte del suo memoriale il comandante della Costa Concordia racconta gli attimi immediatamente precedenri e successivi all'incidente
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Niente panico, ma professionalità e impegno per evacuare la nave: così il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, descrive - nella seconda parte del proprio memoriale - il suo stato d'animo dopo l'incidente all'isola del Giglio. E sottolinea come nessuno dei suoi ufficiali gli abbia riferito che la nave era troppo vicina alla costa.
"In plancia - sostiene schettino - non vi era caos, la navigazione era semplice e tranquilla, ero in plancia in sostanza per salutare l'isola, altrimenti non sarei salito: in una situazione chiara e di estrema semplicità, ho visto prevalere dapprima un inaspettato "cronico disagio" per avere richiesto di effettuare un'accostata con timone a mano che avrebbe dovuto essere di normale routine e invece si è trasformata in una tragedia".
"Di certo - prosegue il comandante della Costa Concordia - avrebbero dovuto avvisarmi sul ritardo dell'accostata... Io credevo che si stesse rispettando la distanza minima dalla costa di 0,5 miglia che avevo chiesto appena entrato in plancia. A quel punto qualsiasi distanza che avessero potuto intendere a seguito della conversazione intercorsa con Palombo alla quale facevo riferimento a 0,3 - 0,4 poteva anche andare bene come campanello di allarme, ma qon quella rotta salivamo direttamente sugli scogli. Nessuno mi ha avvisato quando quel limite è stato superato. Mi chiedo come si fa a non profferire parola, dubbio o incertezza quando è in gioco così tanto".
Per Schettino, "se fosse stato programmato un vero e proprio 'inchino', avremmo ridotto la velocità, avremmo preso le eliche di manovra sul ponte di Comando e io avrei rilevato la direzione della manovra verificandone tutti i dati, ma questo doveva essere un semplice passaggio, niente di più. Nell'immediatezza dell’incidente, ho anteposto con freddezza l'esigenza di un'analisi dei vari scenari che da lì a poco si sarebbero creati per affrontare con raziocinio la situazione, senza perdere la calma. Questo ha significato innanzitutto cercare di ottenere ogni informazione utile in merito alle condizioni reali della nave: informazioni che, date le circostanze e la concitazione di quei momenti, sono state talvolta contrastanti. Man mano che acquisivo le informazioni necessarie, mi rendevo conto che lo scenario prospettato variava rapidamente, e altrettanto velocemente adeguavo le mie decisioni, in base alla mia esperienza marinara".
Dopo lo schianto
L'ufficiale prosegue ricordando i momenti successivi all'incidente. "Grazie al servizio continuo di spola da me indicato ed eseguito dall'equipaggio preposto tra la nave e la terraferma - dice - è stato possibile compiere l'evacuazione della nave, perché in un simile stato di graduale sbandamento non vi erano né i tempi né le condizioni per gestire diversamente l'emergenza. Questa mia affermazione mi auguro sarà oggetto di analisi e studio, credo darà viabilità ad iniziative di approfondimenti in materia già in corso dal 2006".
In merito a un possibile affondamento della Concordia, schettino è categorico: non sarebbe potuto succedere. "Gli Ufficiali presenti in plancia durante la fase di posizionamento della nave assimilano informazioni in merito alla morfologia del fondale che circonda la nave. Tutto è dimostrato anche dai dialoghi in plancia: dalle conversazioni registrate dalla scatola nera. Chiunque mi è stato accanto in quelle fasi aveva capito che la nave non sarebbe mai potuta affondare. Le fasi dell'evacuazione sono state da me seguite, ho dato indicazioni di fare ammainare prima le imbarcazioni di dritta iniziando da poppa perché la poppa si stava avvicinando alla terra. Al mio ordine di ammainare anche le scialuppe di sinistra è chiaramente confermato dall'ufficiale a me vicino e passato puntualmente dal comandante in seconda, la conferma dell'esecuzione di ammaino è chiaramente confermato e riportato dal terzo ufficiale che stazionava sull'aletta di sinistra. Poco prima di lasciare il ponte di comando ho indicato agli ufficiali di raccogliere le radio e di recarsi al ponte 3 da me individuato come nevralgico per la particolare circostanza che si era creata".
Impossibile tornare a bordo
"Volevo chiarire - prosegue Schettino - un altro punto importante, per eliminare preconcetti. Ho appreso che il vicesindaco è salito a bordo con una scialuppa che rientrava sul lato dritto nave poiché impiegata nel servizio di spola da me disposto. Bene, verso le ore 23 circa, è salito quando la nave era in condizioni di assetto tale che ha percorso sulla biscaglina due o tre gradini al massimo. (Basti immaginare che poco dopo quella stessa posizione è diventata il punto nevralgico da dove hanno avuto comodamente accesso alle scialuppe migliaia di persone). Alle ore 01.40 la nave, invece, era una montagna da scalare: sono stati richiesti i pompieri che sono intervenuti equipaggiati di barche, di cime e piccozze. Eppure, a distanza, un acuto professionista del mare continuava a non capire la situazione, mi richiedeva imperterrito un censimento e di risalire subito a bordo. Ora a distanza di tempo, mi rendo sempre più conto di come, in quella circostanza, ho realmente anteposto professionalità e raziocinio senza cadere nella decisione di passare a descrivere in 'madre lingua napoletana' quali fossero le ragioni che m'impedivano di fornire un dato esatto. Forse, se mi fossi espresso con un altro linguaggio, ci saremmo intesi meglio, per tutto e con tutti".
Il cordoglio
"Il mio cordoglio - conclude il comandante - va alle famiglie colpite negli affetti più immediati e più forti. Che dire, il loro dolore è anche il mio, e mi sento di ribadirlo con forza, con sincera ed affranta partecipazione. La nave sarà ricostruita, le assicurazioni ci sono per questo, la Concordia è già oggetto di disputa per la ricaduta economica che crea il relativo smantellamento. Le persone non potranno purtroppo ritornare in vita, e le ferite più profonde e sincere rimarranno a poche persone e per tutta la vita".