Il sito di stoccaggio di Rivara sarebbe stato una potenziale "bomba" durante le scosse
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Il sisma in Emilia non ha fatto tremare solo la terra. La vicenda ha riportato alla luce le polemiche sul progetto del deposito di stoccaggio di gas a Rivara, frazione di San Felice sul Panaro in provincia di Modena. I cittadini si sono sempre opposti all'installazione giudicando pericoloso costruire in una zona ad alto rischio sismico. Ma c'era chi non era d'accordo, anche dopo la prima scossa del 20 maggio.
"Non sono un sismologo, ma abbiamo coinvolto i geologi dell'Università di Catania. La zona rimane a bassa sismicità". Così parlò il 23 maggio Grayson Nash, l’amministratore delegato della Ers (Erg Rivara Storage) la società si era preparata a spendere 20 milioni di euro per eseguire i primi rilievi nel sito che sarebbe diventato il deposito. Una "zona sicura" che però si è trovata nel mezzo degli epicentri dei due terremoti che hanno scosso l’Italia il 20 e il 29 maggio.
La gente di Rivara combatte da 10 anni contro il progetto dello stoccaggio di gas. Il deposito voluto dalla Ers sarebbe stato un sito strategico perché molto vicino al gasdotto che arriva dall’Algeria e a poca distanza da quello che porterà in Italia il gas russo. Le proteste dei cittadini si sono protratte negli anni. Anche perché molti geologi si erano detti convinti dell’esistenza nel sottosuolo di «strutture potenzialmente attive» e avevano consigliato alla Erg di rivolgersi alla Schlumberger di Londra, una filiale della maggiore società mondiale di perforazioni specializzata anche in studi del sottosuolo. Il colosso della perforazione aveva concluso però che, in teoria, il deposito di gas di Rivara è sicuro.
Parere positivo si riscontrava anche nel documento chiamato "Integrazione volontaria" stilato da una équipe coordinata dal professor Stefano Gresta, attuale presidente dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e vulcanologia). Alla quartultima pagina si parla di "modesto grado di pericolosità sismica al sito specifico di Rivara" citando un rapporto firmato proprio da Gresta, allora responsabile scientifico del dipartimento di Scienze geologiche dell’Università di Catania.
“Il mio dipartimento si è occupato di una valutazione della pericolosità sismica sulla base delle serie storiche", ha replicato Cresta al Resto del Carlino. "Io sono un fisico, mi baso sui dati. Per le simulazioni è stato preso a riferimento il terremoto di Parma e Reggio Emilia di magnitudo 5,4 nel 1996”. E comunque "la nostra relazione non contiene un giudizio di fattibilità o meno del deposito".
Il sito per lo stoccaggio era pronto a vedere la luce. Nel 2010 la Regione Emilia Romagna, con la risoluzione 184, impegna la giunta regionale a non rilasciare alla Ers titoli di concessione mineraria per l’impianto di stoccaggio. E infine con la delibera, approvata il mese scorso, Vasco Errani mette la parola fine al progetto.
Ma nonostante il niet della regione il progetto non si ferma. Fino al al 1 giugno, giorno dell’altolà dal ministero dello Sviluppo Economico, che ha comunicato a Erg Rivara Storage che "l’intesa negativa della Regione Emilia-Romagna costituisce motivo ostativo all’accoglimento dell’istanza".
Ma le polemiche sui depositi di stoccaggio in aree sismiche non si fermano nella piccola frazione del modenese. Al momento in Italia sono 10 gli impianti di stoccaggio in grado di mettere sul mercato una capacità di 15 miliardi di metri cubi. Quelli dell’Eni si trovano a Sergnano, Ripalta, Brugherio, Settala, Cortemaggiore, Minerbio, Sabbioncello (tutti nel Nord Italia) a cui si aggiunge quello di Fiume Treste (in Abruzzo). Quelli della Edison sono a Collalto (Treviso) e Cellino (Teramo). Inutile dire che le proteste impazzano nei due paesi abruzzesi, memori del devastante sisma del 2009.