Durante un colloquio in carcere, lo zio di Sarah si accusa solo dell'occultamento del cadavere
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“Certamente Sabrina deve fare la parte sua, non è che sono solo". E’ l’8 novembre 2010 e Michele Misseri incontra, in carcere, la nipote Maria Greco. Lei è convinta dell’innocenza dello zio. Lui, in alcuni passaggi, lascia intendere di essere intervenuto a omicidio consumato: "Sarah chi l’ha messa dentro al pozzo, chi l’ha portata in campagna? Mica Sabrina! Abbiamo fatto i furbacchioni e mo vedi come ti trovi”.
“Io l’ho portato il cadavere” dice Michele alla nipote che risponde: “Sì però la cosa più brutta, secondo me, è quando l’ha uccisa”. “La stessa cosa è” ribatte l’uomo, all’epoca in cella come reo confesso dell’omicidio. “Sai dov’è che abbiamo sbagliato? – continua Misseri – Quando è successo il fatto avremmo dovuto chiamare i Carabinieri o il Pronto Soccorso. Invece abbiamo fatto i furbacchioni e mo vedi come ti trovi”.
Maria Greco non ha mai creduto, neppure per un istante, che lo zio potesse essere il responsabile dell’omicidio: “Non è vero… Ma come hai fatto a fare una cosa del genere se tu non hai mai ucciso un gatto, mai una lucertola, mai niente. Non è vero e io lo so che non è vero. […] So che stai dicendo le bugie, so come sei fatto. Stai ridendo perché non dici la verità”.
La conversazione prosegue con Michele che racconta alla nipote di trovarsi abbastanza bene in carcere e che i suoi familiari erano passati per lasciargli cento euro: “Si sono messi la coscienza a posto” commenta Maria Greco che in più occasioni critica aspramente Cosima Serrano e consiglia allo zio di "lasciar perdere" i parenti della moglie.
“La verità è che l’ho portata io nel pozzo, che ho bruciato le robe, il telefonino, tutte queste cazz… qua le ho fatte io”. Nessun riferimento all’uccisione di Sabrina ma solo ai momenti successivi, quelli dell’occultamento del cadavere e delle indagini.
Forse per mettere a proprio agio lo zio, forse per sdrammatizzare, le parole di Maria Greco sono spesso interrotte da risate che stonano sia con il teatro della conversazione, sia con l’argomento in discussione: la morte di Sarah. Maria ride quando racconta di aver visto le immagini con Michele, sul luogo del delitto, intento a indicare ai Carabinieri come e dove aveva seppellito Sarah. E ride quando dice: “Penso che hai tenuto quel coraggio perché hai lavorato al cimitero”.
Maria è poi con grande freddezza che prova a ricostruire i minuti immediatamente successivi alla morte di Sarah: “Per i nervi è successo tutto” dice Michele. “Ma non per nervi… Forse la paura che ti sei preso no, magari che non sapevi… Cioè, ti sei visto solo e non sapevi, allora hai preso la ragazza e come sia che era un sacco di patate l’hai portata…”. Parole che sembrano gelare lo stesso zio, che replica: “No, come un sacco di patate non l’ho portata. Me l’ho messa addosso, poi con la corda l’ho calata giù piano piano. Senza legarla”.