A migliaia hanno partecipato alla protesta organizzata dalla Cgil a Roma
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"C'è un Paese che non ne può più, un Paese che non vuole avere tutto sulle sue spalle, un Paese che sconta tre anni di negazione della crisi. E diciamola come va detta, c'è un Paese che non recupera credibilità se questo governo non se ne va il più in fretta possibile". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, alla manifestazione dei lavoratori della funzione pubblica a Roma.
La leader del sindacato è intervenuta in piazza del Popolo, dove si è concluso il corteo di protesta, a cui hanno preso parte migliaia di persone per protestare contro le misure messe in atto dal governo per far uscire l'Italia dalla crisi. Il corteo é partito da piazza della Repubblica per concludersi in piazza del Popolo, con gli interventi dei leader sindacali che hanno partecipato. La manifestazione è stata attuata in particolare contro i tagli che hanno colpito i dipendenti pubblici.
Dal palco sono state ricordate le quattro lavoratrici morte a Barletta il 3 ottobre in seguito al crollo di una palazzina. "Senza il servizio pubblico sei privato dei tuoi diritti", si leggeva su due grandi pannelli ai lati del palco, sotto le scritte con il disegno di due forbici che allude ai tagli della manovra finanziaria. Tra la folla alcuni insegnanti espongono cartelli che indicano il numero degli studenti educati sottolineando "Sono stato io a dargli una prospettiva".
La manifestazione e i suoi slogan
Alla testa del corteo c'erano i rappresentanti dell'Associazione nazionale partigiani italiani con la scritta "Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro-25 aprile 1945", che contano numerosi aderenti anche tra i giovani.
Vari gli slogan che animano la manifestazione. Sulle magliette la scritta "Sono Stato io-Il lavoro pubblico e la conoscenza per un Paese civile". I manifestanti sono arrivati da ogni parte d'Italia, e tra gli altri si riconoscono gli striscioni della Flc di Arezzo, di Trapani, della provincia di Caserta e di molte altre regioni. Una lavoratrice aveva addosso un cartello "Berlusconi sono una 'gnocca' (perché donna), sono una 'fannullona' perché dipendente pubblico. Quando andate via per riappropriarmi della mia dignità?".
Le accuse della Camusso al governo
"Il governo si occupa di essere contro i lavoratori", ha detto ancora la Camusso durante la manifestazione, rispondendo a chi le domandava se c'è uno scollamento fra la politica e il mondo del lavoro. "Noi a differenza di altri a questo Paese vogliamo bene e non vogliamo che l'unica alternativa sia quello di abbandonarlo - ha detto ancora la Camusso -. Ripartiamo anche noi dal linguaggio e non usiamo il linguaggio che usa il presidente del Consiglio. C'è un altro linguaggio e c'è un altro modo di essere".
Fiat, "giusto lo sciopero del 21 ottobre"
"È un'iniziativa giusta. È evidente il problema che abbiamo, reso ancora più evidente dalle scelte di Fiat sul piano, sul progetto Fabbriche Italia e quindi sui lavoratori". Questo il commento del leader Cgil sulla decisione della Fiom di proclamare lo sciopero di otto ore per venerdì 21 ottobre.
Vendola: il premier fugge dal tiranno Putin
"Di fronte al Paese reale, che è quello della tragedia di Barletta e delle manifestazioni di piazza, il capo del governo fugge. Va dal suo amico, va da Putin, grande e luminoso esempio di tiranno democratico. Va alla festa di compleanno nella sua dacia, si rifugia nel Paese incantato". Sono state queste le parole del leader di Sel, Nichi Vendola, intervenuto alla manifestazione della Cgil. Vendola ha aggiunto che "liberarsi da Berlusconi è davvero liberarsi da un incubo". Secondo lui "questa è la precondizione per cominciare a parlare della svolta di cui c'è bisogno. Una svolta che si può realizzare redistribuendo le ricchezze, immaginando che la lotta contro il debito pubblico si faccia con la patrimoniale, con la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie, con i tagli alle spese militari. E poi investimenti: nella scuola, nell'università, nella ricerca, nell'innovazione perché così si rilancia il Paese".
Camusso: il governo ha buttato tre anni, ci chieda scusa
La Camusso ha sferrato un forte attacco al governo dicendo che per tre anni ha negato la crisi ed è andato contro i lavoratori, in particolare quelli della pubblica amministrazione. Ora che si sono rese necessarie delle manovre per rimettere in piedi i conti l'esecutivo dovrebbe almeno chiedere scusa a quanti, come la Cgil, avevano lanciato l'allarme. "Se avesse speso qualche ora del suo tempo per leggere e studiare - ha detto sul palco la leader Cgil riferendosi a Berlusconi - non ci avrebbe detto che la crisi non c'era e che noi eravamo migliori. Questi sono stati tre anni persi, tre anni a insultare il lavoro pubblico, tre anni buttati sulle nostre spalle. Ma noi non siamo rassegnati. Qualcuno dovrà chiederci scusa perché dicevamo che la crisi c'era".
"Berlusconi se ne vada"
La Camusso è tornata poi a chiedere al presidente del Consiglio le sue dimissioni immediate. "Non ci vogliamo rassegnare a vedere il nostro Paese espropriato da chi pensa che mantenere il suo potere è un elisir di lunga vita, non ci stiamo più. Se ne vada ora, perché ogni giorno che passa il paese ha un problema in più". "Non vogliamo vedere affondare il Paese - ha aggiunto -, i giovani fuori dal lavoro e i ragazzi costretti a stare nelle famiglie perché non c'è lavoro, cancellare la parola futuro dal nostro pensare e agire, vedere il Paese alla berlina; vedere violati la decenza, la dignità e il normale parlare"."Ripartiamo anche noi dal linguaggio - ha detto -. Non usiamo quello del presidente del Consiglio. C'è un altro linguaggio. E per noi la divisa di una poliziotta o di una infermiera va sempre rispettata. Non ci vogliamo rassegnare alla legge bavaglio e al dl sulle intercettazioni, che riduce il potere giudiziario di fare le indagini. E neanche a far sì che lo Stato debba diventare la casa privata del presidente del Consiglio. O ad essere diretti da e come aziende, perché hanno dimostrato di non saper dirigere né le aziende né il paese. Noi a differenza di altri vogliamo bene al Paese e non lo abbandoneremo".
"No al condono"
"Noi la parola condono l'abbiamo abolita dal vocabolario. Non esiste, non può essere", ha detto ancora la Camusso, in merito alle ipotesi di un nuovo condono tombale da inserire nel decreto sviluppo. Concludendo la manifestazione nazionale degli statali, Camusso ha parlato di "un film già visto", con il governo che nega questa eventualità per poi invece sentire i capigruppo e i parlamentari della maggioranza parlarne.