Intercettazioni telefoniche mettono in luce un crudele sistema di risparmi: "Cure ai moribondi? Soldi buttati"
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"La Regione mi dà 100 euro per una cura che costa 250... non gliela fare più". E' una intercettazioni che il pm Amelia Luise ha inserito nell'inchiesta per la presunta truffa ai danni dei malati di cancro. Sotto indagine la clinica Latteri di Palermo. A tagliare i medicinali disintossiccanti post chemio era stata la responsabile Maria Teresa Latteri. Drammatiche alcune telefonate su pazienti moribondi: "Non gli faccio il farmaco, sono soldi buttati".
"Perché dobbiamo spendere soldi...", esclamò la dottoressa Maria Teresa Latteri nel suo ufficio nella clinica palermitana "Latteri", parlando con i suoi collaboratori. "Allora non hai capito - tagliò corto davanti alle proteste dei suoi interlocutori - che la prassi che fai tu costa alla clinica 250 euro e quello mi dà cento euro". La "prassi" in questione era la somministrazione del Tad, il disintossicante generalmente dato ai malati di tumore dopo la chemioterapia.
"Quello" era l'assessore regionale alla Salute Massimo Russo che aveva appena deciso di tagliare il rimborso di cento euro a seduta per i pazienti in "day service". Di fatto la terapia non in fase di ricovero risultava quindi molto meno profittevole per la clinica.
Malati di Serie A e di Serie B
La dottoressa, però, non sapeva che nel suo ufficio di via Cordova, su ordine del sostituto procuratore Amelia Luise i carabinieri del Nas avevano piazzato una microspia. Era il settembre 2009 (come ricostruisce l'edizione palermitana di "La Repubblica"), due mesi dopo il decreto taglia-rimborsi della Regione. Poco dopo i carabinieri del Nas verificarono le cartelle cliniche dei pazienti della clinica e accertarono che il Tad veniva somministrato ai pazienti ricoverati, anche in regime di day hospital, ma non a quelli in day service.
E' stata intercettata anche una telefonata tra un medico e un paziente: quest'ultimo accusava evidenti malesseri e disse che il Tad non gli veniva più somministrato. E almeno in un caso la procura e' dovuta intervenire per impedire conseguenze gravi, come nel caso di una paziente alla quale non era stata somministrata l'albumina.
Niente farmaci ai moribondi
"Siccome, per dire - afferma la dottoressa Federica Latteri in un dialogo con Maria Teresa Latteri, registrato nell'agosto 2009 - questa sta facendo albumina, io non gli faccio altri dieci giorni di albumina che si spendono un putiferio di soldi a matula", cioè inutilmente. E la sua interlocutrice: "No, infatti... loro sperano che muoia"; "loro" sarebbero i parenti. E l'altra: "Io magari scrivo in cartella che rifiutano di fare qualsiasi procedura e terapia".