operazione "fraude"

Fermata banda di truffatori seriali Avevano un traffico da un miliardo di euro

Pavia, la GdF ha arrestato sette persone e denunciate altre 32

25 Mag 2011 - 10:38
 © Ansa

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Hanno truffato circa trecento tra imprenditori, professionisti e risparmiatori accumulando un bottino che gli stessi inquirenti stanno ancora calcolando, ma che potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro. Così la Guardia di Finanza di Pavia ha arrestato 7 truffatori, denunciato 32 soggetti con accuse che vanno dall’associazione a delinquere, alla bancarotta fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.

A ciò si aggiunge il sequestro di beni per un valore di 6 milioni di euro.

Come spiegano le fiamme gialle, si tratta di una banda di truffatori seriali che operava in vari settori, dal recupero crediti, alla ristrutturazione aziendale e la pubblicità. La dinamica consisteva ad esempio, nell’acquisizione di società finanziarie in crisi prive dei requisiti di legge, con queste emettevano fidejussioni scoperte che venivano presentate davanti all’Agenzia delle Entrate come garanzia. Un altro episodio è quello legato all’acquisizione di Parmafactor, società del gruppo Parmalat specializzata nelle operazioni di factoring, ovvero di recupero e cessione di crediti. Raccolti primi acconti però, i fantomatici operatori finanziari sparivano nel nulla.

Il giro di queste operazioni si traduce in un volume di affari di grandissime dimensioni che tutt’ora la Guardia di Finanza sta cercando di quantificare. Non è esagerato però parlare di circa un miliardo di euro. La mente di tutto ciò è un sedicente ingegnere con precedenti penali che risiedeva nella villa comasca affittata dal calciatore Alvaro Recoba. Al momento del sopralluogo delle fiamme gialle, nella sauna dell’abitazione sono stati rinvenuti computer ancora imballati a cui si aggiungono penne Mont Blanc e argenterie varie.

Per rendere possibile tutto ciò, i truffatori avevano creato intorno a loro un’aura di credibilità fondata su uffici di rappresentanza in luoghi di prestigio e charm impeccabile, peccato che fosse tutto apparente. A ciò si deve aggiungere tutto l’apparato comunicativo escogitato per attirare i “polli da spennare”. Siti internet, spot televisivi e pubblicità sui maggiori quotidiani nazionali per un valore di 2 milioni e 400mila euro, ovviamente mai pagati. Tra i più colpiti la Rai, che con la banda è creditrice di ben 900 mila euro in pubblicità.