La donna riuscì ad evitare la deportazione degli ebrei ospitandoli nella sua villa
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Era cresciuta in una famiglia fascista, il padre era podestà del paese ma, nonostante i rischi, durante la Seconda guerra mondiale nascose nella sua villa e salvò la vita a due famiglie ebree. E' la storia di Anita Scotti e del suo coraggio. La donna, di Robecco sul Naviglio nel Milanese, evitò in più di un'occasione la deportazione ai suoi ospiti. Uno stabilimento vicino alla sua villa, infatti, nel 1944 fu requisito dai tedeschi che non si accorsero mai di nulla.
Non mancava certo il coraggio ad Anita Scotti. Come quando una notte condusse una donna ebrea fino a Vigevano dove altre persone l'avrebbero condotta al sicuro in Svizzera. Oppure quando fece visitare una delle sue ospiti gravemente malata e ideò il seguente stratagemma: finse che la donna fosse sordomuta per evitare tradimenti.
A fare luce sulle sue gesta, come riporta il Corriere della Sera, è stato Dario Tonetti, ex consigliere comunale e autore di "Chiamaci ancora", un libro dedicato alle storie locale a Robecco sul Naviglio durante la guerra.
La riconoscenza della comunità ebraica - Nel 1956 la comunità Israelitica di Milano inviò ad Anita una pergamena "a ricordo perenne di gratitudine degli Ebrei d’Italia" oltre alla testimonianza di una delle due famiglie ospiti. Durante Fu un anno tragico per Robecco: il 20 luglio in una rappresaglia i nazisti uccisero otto persone e ne deportarono sessanta.