Il cantante di Cellino San Marco ha ottenuto la restituzione del tributo 630 versato nel 2016: "E' stata una questione di principio"
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Al Bano Carrisi ha vinto una causa contro il Consorzio di bonifica Arneo, ottenendo un rimborso di 394,78 euro. Una somma ridotta, ma che l'artista di Cellino San Marco ha definito "una questione di principio". La vicenda nasce da una cartella di pagamento notificata nel 2016 alla società Casa Carrisi per il cosiddetto tributo 630, il contributo di bonifica imposto ai proprietari di immobili situati in aree interessate da opere idrauliche. Il giudice tributario ha accolto il ricorso, ordinando all'ente di restituire quanto versato e di sostenere anche le spese legali, quantificate in circa 800 euro.
Per Al Bano non è stata una battaglia economica, ma una scelta simbolica. Il cantante, impegnato da anni anche nell'attività agricola nel Salento, ha contestato il pagamento di un contributo che, a suo avviso, non corrispondeva a un servizio effettivamente reso. "È una questione di principio", ha ribadito, richiamando il diritto dei contribuenti a versare somme solo in presenza di prestazioni reali. La decisione favorevole rappresenta un riferimento per altri proprietari terrieri pugliesi che hanno intrapreso ricorsi analoghi contro il Consorzio di bonifica.
Il tributo 630 è un contributo annuale dovuto dai proprietari di terreni e immobili situati in zone sottoposte a bonifica. Le somme finanziano la manutenzione e la gestione delle opere idrauliche, inclusi canali di scolo e infrastrutture di difesa idraulica. In Puglia, il pagamento è al centro di contestazioni da anni: numerosi agricoltori lamentano l'assenza di interventi concreti e sostengono che i consorzi non svolgano in modo adeguato le attività di manutenzione previste. Da qui i ricorsi alle corti tributarie e le richieste di sospensione del prelievo.
I consorzi di bonifica Arneo, Stornara e Tara, Terre d'Apulia e Ugento Li Foggi sono stati commissariati e successivamente accorpati nel Consorzio di bonifica Centro-Sud Puglia. L'ente, con sede a Nardò (Lecce), gestisce un territorio di oltre 250mila ettari esteso fino alle province di Taranto e Brindisi. L'unificazione non ha risolto tutte le criticità: diversi contribuenti hanno continuato a ricevere cartelle esattoriali pur in assenza di interventi percepiti sul territorio, alimentando il contenzioso e la sfiducia verso la gestione delle risorse.
Negli ultimi mesi, centinaia di agricoltori hanno manifestato davanti alla sede dell'Arneo chiedendo la sospensione delle cartelle di pagamento e l'annullamento di procedure esecutive, come i fermi amministrativi su veicoli e mezzi agricoli. I comitati hanno diffidato l'assessore regionale all'Agricoltura, Donato Pentassuglia, sollecitando una revisione del tributo e il congelamento delle riscossioni. Il commissario straordinario del Consorzio, Francesco Ferraro, ha incontrato i rappresentanti delle associazioni, ma ha escluso la possibilità di sospendere le richieste di pagamento in attesa di un riordino normativo.
Il caso Al Bano assume un valore che va oltre la cifra rimborsata. In un contesto già segnato da siccità, danni causati dalla Xylella, crisi idrica e rincari, la vicenda diventa un segnale per quanti chiedono trasparenza e servizi verificabili a fronte dei contributi richiesti. La Regione Puglia valuta un riordino del sistema dei consorzi di bonifica per ridurre il contenzioso e garantire una gestione più efficace delle attività sul territorio. La definizione delle singole posizioni contributive resta comunque affidata ai pronunciamenti delle corti tributarie competenti.
Il tributo 630 è un contributo obbligatorio previsto dalla normativa nazionale per finanziare la manutenzione e la gestione delle opere di bonifica. È dovuto dai proprietari di immobili e terreni situati in aree che beneficiano, anche indirettamente, di interventi idraulici e di difesa del suolo. In teoria, il prelievo serve a garantire la sicurezza idrogeologica e la gestione dei canali di scolo. In pratica, ogni consorzio di bonifica stabilisce le quote dovute annualmente, sulla base dei costi di manutenzione e delle dimensioni delle superfici interessate. Il tributo può essere impugnato davanti alla giustizia tributaria se il contribuente ritiene di non aver ricevuto alcun servizio concreto o di essere stato tassato in modo improprio.
Le contestazioni al tributo 630 derivano dal presunto squilibrio tra quanto richiesto ai contribuenti e i benefici effettivamente ottenuti. Numerosi agricoltori sostengono che, in molte aree, i consorzi di bonifica non abbiano eseguito interventi di manutenzione, lasciando canali e infrastrutture in stato di abbandono. A fronte di questa mancanza di servizi, le cartelle di pagamento continuano ad arrivare, talvolta accompagnate da misure coercitive come fermi amministrativi o pignoramenti. La vicenda di Al Bano ha contribuito a riportare l’attenzione sull’argomento, evidenziando la necessità di una riforma che renda i contributi più trasparenti e proporzionati alle prestazioni reali sul territorio.