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Aborto, nasce "Freedomleakes": una piattaforma per le segnalazioni anonime

A lanciare l’iniziativa l'Associazione Luca Cascioni. Il tesoriere Marco Cappato a Speranza: "Rendere noti i dati su un diritto riconosciuto dalla legge è una prerogativa, non un potere"

Ansa

Quello dei dati chiusi non è un problema nuovo alla sanità italiana.

Lo dimostra il caso della mancanza di informazioni pubbliche sull'applicazione della legge 194 sull'aborto: nonostante siano trascorsi 44 anni dalla sua introduzione, non è ancora possibile verificarne il reale stato di applicazione. Per questo nasce Freedomleaks, una piattaforma per raccogliere segnalazioni in modo anonimo e sicuro, su questioni d'interesse sanitario, politico e civile.

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L'iniziativa - A lanciare il progetto è l'Associazione Luca Coscioni, un progetto presentato nel corso del Consiglio Generale, già attivo e utilizzabile in particolare sul tema “aborto” e quindi sull’applicazione della legge 1948/78.  Anche dopo 44 anni dall'entrata in vigore della legge 194, non è ancora possibile conoscere dove e come viene applicata, perché "i dati forniti dal Ministero della Salute - spiega l'associazione - sono in formato chiuso, aggregati per Regione e vecchi, e impediscono di sapere effettivamente le strutture che eseguono realmente interruzioni di gravidanza e la percentuale di obiettori presenti".

 

Come funziona - "Freedomleaks si rivolge a chiunque abbia qualcosa da segnalare nell'ambito dell'accesso al servizio d'interruzione volontaria di gravidanza: donne che hanno avuto difficoltà nel reperire informazioni, prenotare visite o appuntamenti, hanno ricevuto informazioni parziali, contraddittorie o scorrette, sono state trattate male o non hanno ottenuto la prestazione cui avevano diritto, ma anche studenti di medicina o specializzandi in Ostetricia e Ginecologia che hanno qualcosa da segnalare o raccontare", continua l'associazione.

 

Le richieste - Nel lanciare la piattaforma, Marco Cappato e Filomena Gallo, tesoriere e segretaria nazionale della stessa Luca Cascioni, si sono rivolte direttamente al ministro della Salute Roberto Speranza affinché i dati che riguardano questa materia diventino accessibili. Se così non fosse, si rischierebbe di continuare a compromettere un diritto riconosciuto dalla legge: "L'obiezione di coscienza sull’aborto diventa imposizione di coscienza quando non è governata, la struttura sanitaria ha l’obbligo di fornire assistenza. Speranza deve fare molto di più. A partire dalla responsabilità di comunicare i dati in modo aperto, aggiornato e non aggregati, è una prerogativa e un suo potere", ha concluso Cappato.

 

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