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"Uccisa per aver rifiutato il killer", svolta nelle indagini sull'omicidio di Imen

La polizia, che indaga per omicidio premeditato, ha identificato lʼuomo che ha gettato la 37enne da Ponte Sisto

tgcom24

Imen Chatbouri, l'ex campionessa tunisina di atletica di 37 anni trovata morta all'alba del 2 maggio a Roma sulla banchina del Tevere, sarebbe stata uccisa per essersi opposta alle avances del suo assassino.

La pista seguita dagli inquirenti si è concretizzata dopo l'analisi dei video registrati dalle telecamere di sicurezza la notte dell'omicidio. La vittima e il killer avrebbero passato la serata insieme in un bar di piazza Venezia.

La polizia, che in un primo momento ha pensato a un suicidio, indaga ora per omicidio premeditato. Nel mirino degli inquirenti c'è un uomo, di cui non è stata rivelata l'identità, che si sarebbe vendicato per essere stato respinto da Misciù, nomignolo con cui era conosciuta la 37enne. 

In base alla ricostruzione, il sospettato avrebbe trascorso la serata con la donna in un locale di piazza Venezia, per poi continuare a seguirla fino a Ponte Sist, distante poco più di un chilometro.

Qui l'avrebbe afferrata per le caviglie e gettata sulla banchina del fiume Tevere. Commesso l'omicidio, si sarebbe poi avvicinato al corpo per sottrarre dalla scena il cellulare e metterle la borsa della palestra sotto la testa.

Dopo aver escluso l'ipotesi di un suicidio, mai avvalorata dalla famiglia della vittima, gli investagatori avevano interrogato il fidanzato di Imen, immediatamente scagionato perché la sua corporatura non corrispondeva a quella dell'uomo ripreso dalle telecamere di videosorveglianza.