Confermata la condanna per molestia a un uomo che per due settimane aveva bombardato l'ex compagna di telefonate e messaggi. I giudici: "La petulanza condiziona la vita privata di chi li riceve"
di Ilaria LiberatoreCercare insistentemente di riconquistare l'ex con messaggi e telefonate non graditi è reato, anche senza minacce e insulti, perché questo comportamento condiziona la vita privata di chi li riceve. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, confermando la condanna per molestia, del tribunale di Vibo Valentia, a un uomo che, per circa due settimane, aveva tentato di contattare la sua ex decine di volte al giorno, per convincerla a dargli un'altra possibilità.
La Cassazione ha confermato il principio che si tratta di molestie. Nel caso specifico la donna aveva subito per due settimane un bombardamento di messaggi audio dall'ex. Tutto questo non è consentito. Tra i punti della difesa, il fatto che i tentativi dell'uomo si siano protratti per soli 15 giorni e che la donna non abbia bloccato il suo numero. Ma la Corte di Cassazione ha confermato che, per via della "petulanza" e del "modo pesante e indiscreto dei tentativi di riconciliazione", la vita della donna è stata comunque "sgradevolmente" influenzata. La molestia, quindi, c'è.
Si tratta dell'articolo 660 del codice penale, che si distingue dal reato di stalking, molestie persecutorie, perché non prevede appunto minacce o azioni violente. Tuttavia attenzione, non bisogna insistere più di tanto quando si viene lasciati, perché altrimenti si viene puniti in sede penale.
Il reato di molestie è un reato grave, che va in qualche modo a intaccare l'aspetto privato e psicologico della vittima.