Il processo a carico di 55 cittadini cinesi non è ancora partito tra rifiuti a priori e abbandoni dell'ultimo momento
di Dario VitoPrato è la città con più cinesi in Italia, molti di seconda o terza generazione, eppure non si trova un solo interprete. E' il paradosso che vede fermo da anni il maxi-processo alla mafia cinese in Toscana, ribattezzato Chinatruck. A 14 anni dall'avvio delle indagini e a sette dagli arresti, non è stato ancora trovato infatti il perito addetto alle traduzioni e trascrizioni delle intercettazioni telefoniche. L'ultima perizia era stata effettuata diversi mesi fa da una donna, ma il pm l'ha definita "inutilizzabile" perché sarebbero stati omessi dettagli fondamentali, che avrebbero potuto fare luce sulle attività di Naizhong Zhang, l'uomo considerato al vertice della mafia cinese in Europa. Risultato? Perizia scartata e interprete tornata a Pechino a tempo indeterminato. E così, tra rifiuti a priori e abbandoni dell'ultimo momento, il processo a carico di 55 cittadini cinesi non è ancora partito. Secondo gli inquirenti, Naizhong avrebbe costruito un sistema di riciclaggio attraverso il commercio di abbigliamento, alimentato di attività illecite tra cui: gestione di bische clandestine, prostituzione e usura.