Migliaia di persone ai funerali del 21enne ucciso mentre cercava di fermare una rissa. L'arcivescovo Lorefice: "Non basta presidiare, serve una politica della cura"
di Massimiliano Di DioUn lungo applauso accoglie la salma di Paolo Taormina. Dietro la bara bianca, parenti e amici entrano nella cattedrale di una Palermo a lutto, nel giorno dell'ultimo saluto al 21enne ucciso mentre tentava di sedare una rissa. Migliaia di persone. Tante indossano magliette con il volto di Paolo, ennesima vittima di uomini che si sentono onnipotenti. È l'arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice a parlare di "disumana follia dei violenti e dei potenti".
Gaetano Maranzano ha voluto uccidere Paolo. "Se avessi voluto solo ferirlo, avrei puntato alle gambe", ha detto ieri durante l'interrogatorio. Il giudice - che ha lasciato in carcere il 28enne pregiudicato dello Zen - parla di totale disprezzo per la vita umana, di indole violenta senza autocontrollo. E sottolinea i dubbi sul movente e sulla calibro 9 che aveva con sé. Non sembra essere l'arma del delitto. "Era piccola quanto le mie dita e nera", ha riferito la sorella della vittima. A Maranzano viene contestata l'aggravante dei futili motivi:
Palermo è scossa, ferita. "La giustizia deve fare il suo corso", sottolinea l'arcivescovo, "ma contro la violenza non basta presidiare, mettere i quartieri a soqquadro. Occorre una politica della cura dei cittadini più fragili".