Doveva portare acqua ed energia a mezzo milione di cittadini. Invece ha lasciato solo danni ambientali e sprechi
di Andrea NociDoveva portare l'acqua dove spesso manca a mezzo milione di calabresi, oltre che a centinaia di aziende agricole da anni alle prese con la siccità. Ma la diga sul Mèlito, un'infrastruttura strategica, che poteva essere la più grande d'Europa producendo energia idroelettrica per soddisfare circa cinquanta comuni nella valle dell’invaso, non è mai stata realizzata.
Eppure, negli anni, sono stati finanziati e andati in fumo circa 259 milioni di euro di soldi pubblici della Cassa del Mezzogiorno. Senza contare i 102 milioni che sono già stati spesi per lavori che – secondo la Guardia di finanza di Catanzaro, che ha portato avanti le indagini – hanno solo deturpato un intero territorio. Ecco perché la Procura della Corte dei Conti ha citato a giudizio per danno ambientale ed erariale il Consorzio di bonifica Ionio-Catanzarese, oltre a due dirigenti.
Lavori iniziati negli anni ’80, quando furono stanziati oltre mezzo miliardo di lire, per un progetto fin da subito carente – secondo i finanzieri. Così come era stata pensata, per il Ministero delle Infrastrutture al quale erano stati fatti analizzare i progetti, l'opera non poteva reggere. Tutte le integrazioni progettuali consegnate poi negli anni non sono mai state ritenute adeguate. In pratica, i lavori sarebbero andati avanti su un'opera che da subito non aveva le autorizzazioni necessarie.