Secondo l'accusa, avrebbero ideato e messo in atto un piano per aiutarla a evitare la condanna all'ergastolo per la morte della figlia di 18 mesi
di Beatrice BortolinL'accusa è pesante: avrebbero aiutato Alessia Pifferi, la donna che nel 2022 abbandonò in casa, da sola, la figlioletta di 18 mesi per una settimana intera, causandone la morte per stenti, a evitare l'ergastolo. Costruendo un piano per farle ottenere la perizia psichiatrica. Per questo motivo la Procura di Milano, nell'ambito del processo Pifferi bis con rito abbreviato, ha richiesto condanne tra i 3 e i 4 anni per la legale della donna, Alessia Pontenani, 3 psicologhe e lo psichiatra Marco Garbarini. Per una sesta professionista, che ha scelto il rito ordinario è stato chiesto il rinvio a giudizio. In sette ore di requisitoria, il pubblico ministero ha sostenuto che la legale di Pifferi, insieme al consulente di parte Garbarini, avrebbero istruito l'imputata a rispondere alle domande dello psichiatra nominato dalla Corte d'Assisi, per valutarne l'imputabilità. Le psicologhe del carcere avrebbero falsamente attestato un quoziente intellettivo pari a 40, quindi un "deficit grave. Utilizzando test "incompatibili con le caratteristiche psichiche effettive della detenuta". Secondo il pm, una delle psicologhe "voleva abbattere il sistema goccia dopo goccia" perché non crede "nell'ergastolo".