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Compiti delle vacanze: utile esercizio o assurda seccatura?

Sono un tormentone dei mesi estivi: per alcuni il ripasso serve davvero, per altri è solo un inutile tortura. Qualche strategia utile

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La scuola è finita, si apre la stagione più amata dagli studenti: quella delle vacanze.

C'è però una nube che offusca il limpido orizzonte delle lunghe giornate di puro divertimento: i compiti di ripasso ai quali molti insegnanti non intendono rinunciare e verso i quali l'insofferenza di ragazzi e famiglie cresce ogni anno. Il tema della loro utilità, e perfino della loro opportunità, è dibattuto ogni anno da educatori e pedagogisti, ma sull'argomento non è stato raggiunto alcun risultato conclusivo: probabilmente anche in questo caso il torto e la ragione non stanno tutti dalla stessa parte. Proviamo a fare il punto.

I PRO E I CONTRO – I detrattori dei compiti delle vacanze sostengono che il ripasso estivo è inutile (quello che non si è imparato in mesi di scuola non sarà appreso nel periodo delle vacanze); dannoso (è fonte di stress per i ragazzi e le famiglie); perfino discriminatorio (le famiglie più abbienti possono seguire o far seguire i figli, mentre i meno fortunati non ne hanno la possibilità); in ogni caso è una contraddizione di termini perché le vacanze sono per definizione un periodo libero da impegni. I sostenitori invece ritengono che tre mesi di dolce far niente sono un periodo troppo lungo nel quale ci si “arrugginisce” e si dimentica anche il poco che si è riusciti a imparare; che l'apprendimento richiede esercizio costante e che i momenti non scolastici sono una utile pausa da sfruttare per colmare le lacune e dedicarsi a qualche approfondimento. Chi ha ragione?

STRATEGIE –Le famiglie di solito a fine anno scolastico ricevono dagli insegnanti dei figli le indicazioni a proposito delle attività di ripasso estivo. A questo punto, al di là di quello che ciascuno pensa, è corretto allinearsi alle indicazioni dei prof e fare in modo che i ragazzi rispettino le istruzioni ricevute. Se sono stati indicati esercizi di revisione, libri di ripasso o letture consigliate, bisogna far sì che i compiti vengano eseguiti nel modo più preciso e corretto possibile, a costo di assumere una posizione ferma. Visto che i compiti generano una certa insofferenza nei ragazzi, è indispensabile che il genitore sia determinato e positivo: i compiti si fanno perché il professore (o il maestro) li ha assegnati, punto e basta. Non lasciamo spazio a recriminazioni, insofferenza e proteste: soprattutto guardiamoci bene dal mostraci in disaccordo con le indicazioni dei professori o dal criticare la quantità e la qualità del lavoro assegnato. Molto meglio pianificare insieme ai figli i tempi e i modi per ottemperare all'obbligo senza intralciare i momenti in cui tutta la famiglia è in vacanza e vuole giustamente godere del tempo da trascorrere insieme.

GLI ESERCIZI UTILI PER TUTTI – L'attività ideale, utile sempre e in ogni caso, è proporre ai ragazzi qualche buona lettura. Gli insegnanti di solito suggeriscono alcuni libri da leggere durante le vacanze: in mancanza di altre indicazioni ci si può far aiutare in biblioteca o attingere ai nostri personali ricordi di libri che abbiamo amato quando avevamo l'età dei nostri figli. Leggere è il migliore esercizio di lingua italiana che si possa fare e un ottimo modo per trascorrere i momenti di ozio, in città o in riva al mare. E' anche un buon modo per sottrarre bambini e ragazzi alla fruizione troppo massiccia di tv, computer e telefonini.

PER CHI DEVE RECUPERARE – Un discorso a parte deve essere fatto se gli insegnanti hanno segnalato qualche particolare debolezza o se il ragazzo deve ripianare un debito scolastico: in questo caso a fine estate dovrà sostenere un esame per dimostrare di aver recuperato prima di essere ammesso alla classe successiva. In questo caso il lavoro di ripasso è indispensabile, effettuato con il supporto dei corsi che le scuole organizzano con questo fine. I corsi vanno frequentati assiduamente e il lavoro estivo deve essere organizzato con accortezza. Anche in questo caso è opportuna la supervisione di un genitore: il ragazzo non deve sentirsi “punito” per l'insuccesso, né abbandonato a se stesso in balia della sua difficoltà: deve però rendersi conto che il recupero è una sua responsabilità e un impegno personale.

PER I PICCOLI – Un libretto di compiti delle vacanze non è una tortura mortale, né un attentato alla serenità dei genitori. Certo, è una cosa in più di cui occuparsi, ma è uno strumento utile per non lasciare arrugginire delle competenze che si è appena cominciato ad acquisire. Qui è particolarmente importante l'atteggiamento dei genitori, in un giusto mix di indulgenza, fermezza e volontà di collaborazione. L'ideale è che i bambini lavorino da soli, ma un po' di supporto e la vicinanza di un adulto può essere utile per rendere più piacevole il lavoro. Anche per i bambini l'ideale è leggere qualche piccolo libro, magari insieme alla mamma o al papà, in un momento di piacevole condivisione. Una buona pratica da mettere in atto soprattutto se gli insegnanti non hanno assegnato compiti.

COME E QUANDO – Se i ragazzi sono in grado di organizzare da sé la gestione dei compiti è bene lasciarli liberi di fare come vogliono. E' giusto però, se i figli sono stati promossi a giugno, riservare allo svago il periodo che la famiglia trascorre insieme in vacanza. La priorità in questo caso va al riposo, ai momenti di divertimento comune e alla gioia di stare tutti insieme. A fine scuola è giusto lasciare ai ragazzi un periodo completamente libero, in cui riposarsi, divertirsi e vivere la piena libertà delle vacanze. Poi, è meglio cominciare ad affrontare i compiti per tempo, suddividendo il lavoro in nodo uniforme: rimandare tutto il lavoro all'ultimo momento è controproducente quanto “togliersi il pensiero” nelle prime due settimane e poi oziare per il resto dell'estate e arrivare alla ripresa del nuovo anno senza un minimo di “pre riscaldamento”: anche in questo caso, il giusto sta nel mezzo