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A tavola: chi odia i cibi nuovi è schizzinoso o ha la neofobia

La fobia e l'avversione nei confronti di alimenti inconsueti è frequente nei bambini, ma va contrastata in età adulta

A tavola: chi odia i cibi nuovi è schizzinoso o ha la neofobia - foto 1
Istockphoto

La fobia, e in genere la riluttanza la riluttanza nell’assaggiare cibi nuovi e inconsueti, ha un nome scientifico: si chiama neofobia alimentare. Nei bambini fra i tre e i dieci anni di età è piuttosto frequente e riguarda di solito soprattutto alcune varietà di frutta e verdura, ma anche alcuni alimenti proteici come la carne o il pesce.

Se la tendenza a escludere dalla dieta una varietà troppo ampia di alimenti persiste oltre le pubertà e permane in età adulta, può trasformarsi in un vero disturbo alimentare; è bene correre ai ripari per evitare di privarsi di una serie di nutrienti necessari alla buona salute.

CHE COS’È LA NEOFOBIA ALIMENTARE

  Come dice il suo stesso nome, la neofobia (dal greco neos, nuovo, e fobos, paura) è il timore di ciò che è nuovo. In psicologia il termine indica una paura non motivata di esperienze che non fanno parte di una routine consolidata, mentre in campo alimentare si parla di neofobia  per indicare l'atteggiamento di avversione che, soprattutto in età infantile, molti soggetti manifestano nei confronti di cibi con i quali non si ha dimestichezza, o che vengono proposti con un aspetto o una consistenza diversi da quelli consueti.  A differenza di molte altre fobie, che sono catalogate tra i disturbi di ansia, l’avversione nei confronti di nuovi sapori è semmai una conseguenza dell’evoluzione: i nostri progenitori hanno imparato, infatti, a esercitare la massima cautela nei confronti di cibi estranei alla loro consuetudine, evitando in questo modo alimenti potenzialmente pericolosi. Se la selettività nei confronti di cibi che non ci sono familiari deriva, come è probabile, da questo ancestrale impulso all’autoconservazione, la riluttanza verso alimenti non consueti non deve protrarsi altre l’età dell’infanzia. L' avversione a misurarsi con sapori diversi dal solito può farci perdere non solo l’opportunità di esplorare la ricchezza della cucina mondiale e di sperimentare nuove sensazioni di gusto, ma può portarci a una dieta troppo ripetitiva e priva di alcuni nutrienti importanti per la salute.

QUANDO SI INSTAURA LA NEOFOBIA ALIMENTARE

Per lo più, il bambino comincia a manifestare diffidenza nei confronti dei sapori nuovi dopo i due anni. Prima di quell’età, i piccoli sono di solito curiosi nei confronti dei cibi nuovi, compresi quelli più inconsueti e persino piccanti, specie se gli alimenti vengono proposti dai genitori o da persone di cui il piccolo si fida. Una maggiore selettività comincia a manifestarsi con l’inserimento all’asilo o con l’inizio della scuola, quando il bambino è più spesso a contatto con alimenti inconsueti o con cibi noti, ma proposti in forma diversa. Non a caso, i bambini che utilizzano la mensa scolastica spesso chiedono anche quando sono a casa di mangiare pasta al burro, l’alimento più “innocuo” e rassicurante che si possa immaginare. Con il procedere dell’età, però, questo atteggiamento iper-selettivo viene progressivamente abbandonato, a meno che il rifiuto nei confronti del cibo non nasconda il rifiuto nei confronti del mondo adulto, in particolare dei genitori.

 

LA NEOFOBIA NEGLI ADULTI

 L’iper selettività alimentare negli adulti ha un significato molto diverso e può essere segnale di un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare, noto anche come ARFID (Avoidant/Restrective Food Intake Disorder, Disturbo evitante/restrittivo nell’assunzione di cibo). In uno studio statunitense, pubblicato nel 2021 sul Journal of Nutrition Education and Behavior, i ricercatori della Bowling Green State University, interrogando circa 500 studenti di college sul proprio rapporto con il cibo, hanno scoperto che circa il 40% di loro si dichiarava schizzinoso nel mangiare, con un dato superiore alle attese. Di questi, circa il 65% ha affermato inoltre di mangiare sempre le stesse cose, meno di dieci in totale, per lo più cibi poco sani, con poche fibre e poche verdure. Analizzando poi i rapporti sociali, gli autori hanno scoperto che le persone molto selettive a tavola erano spesso vittima di ansie sociali e fobie, si sentivano in difficoltà nel mangiare insieme ad altri e avevano in generale una qualità di vita peggiore rispetto a quella dei coetanei che mangiavano senza stress. Un secondo studio, condotto dai ricercatori della Duke University di Durham, sempre negli Stati Uniti, pubblicato sull’International Journal of Eating Disorders, ha studiato l’esperienza che gli adulti schizzinosi affermano di aver vissuto da bambini. Oltre l’80% di chi riferiva di aver vissuto esperienze di empatia durante l’infanzia, aveva in età adulta un atteggiamento più positivo nei confronti del cibo rispetto a chi riferiva esperienze costrittive.

COME SUPERARE IL PROBLEMA

 La soluzione per superare la neofobia consiste nel proporre al bambino una varietà di sapori, evitando di mascherarne il gusto o la consistenza. È giusto, naturalmente, offrire i cibi nuovi in modo appetitoso, magari attribuendo ai piatti un nome fantasioso che distragga il piccolo dalla sua istintiva tendenza al rifiuto. Si può anche puntare sulla dimensione del gioco, magari coinvolgendolo nella preparazione dei piatti che verranno poi serviti in tavola. Quando il ragazzino arriva all’età dell’adolescenza può essere utile spiegare perché occorre seguire un’alimentazione sana e variata, l’apporto nutrizionale dei diversi cibi e fare magari leva, con delicatezza, sul naturale desiderio di essere in buona forma: naturalmente occorre mantenere un perfetto equilibrio nel modo di comunicare per non instaurare precocemente lo spirito di emulazione nei confronti di canoni di bellezza imposti dalla società dell’immagine che possono risultare deleteri. In età adulta, fermo restando che ciascuno ha i propri gusti e le proprie preferenze, il ragionamento e la buona volontà possono portarci ad ampliare il ventaglio dei cibi che consideriamo almeno accettabili, arrivando a inserire nella dieta tutti i nutrienti indispensabili alla buona salute, magari andando alla ricerca di qualche varietà che possa risultare più gradita.

 

CHE COSA NON FARE

  Il concetto che certi cibi fanno bene alla salute non è comprensibile per i bambini e quindi è meglio evitare le espressioni come “Mangia che ti fa bene”. Altrettanto inutili, e spesso assai dannose, sono le costrizioni e il sistema delle ricompense: i bambini che, dopo aver rifiutato un piatto, se lo sono trovato di nuovo davanti senza alternativa al pasto successivo, hanno sviluppato un totale rifiuto anche in età adulta. Altrettanto sbagliato è offrire una ricompensa per aver mangiato, ad esempio, la verdura: se dobbiamo offrire una ricompensa al piccolo che l’avrà mangiata tutta, significa ammettere che è proprio cattiva.

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