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Siccità, Coldiretti: Po a secco, a rischio la metà degli allevamenti

Danni ingenti anche per lʼagricoltura: crolla la produzione di latte, miele, uva, pomodori e grano

Siccità, Coldiretti: Po a secco, a rischio la metà degli allevamenti - foto 1
Ansa

Si aggrava l'allarme siccità nel nord Italia.

Secondo la Coldiretti, la riduzione della portata del Po mette a rischio più della metà degli allevamenti e oltre un terzo della produzione agricola italiana, dal cui indotto dipendono centinaia di migliaia di posti di lavoro in una regione dove vivono circa 16 milioni di persone. La sorgente di Pian del Re (CN), a 2020 metri di quota, è completamente a secco. E l'associazione denuncia: in Italia cadono 300 miliardi di metri cubi di pioggia all'anno, ma solo l'11% dell'acqua viene convogliato nella rete idrica.

Le regioni bagnate dal Po, sottolineano i lavoratori del settore, producono gli ingredienti di base della dieta mediterranea. Tra questi grano, pomodoro e frutta, ma anche il foraggio per il bestiame degli allevamenti che producono formaggi Dop, prosciutto di Parma e culatello di Zibello. Il clima anomalo dell'estate 2017 – la quarta più siccitosa dall'inizio delle serie storiche, secondo i dati forniti dal Cnr– ha causato un calo di precipitazioni del 41%, con una temperatura media superiore di 2,48 gradi rispetto alla norma.
 
Sempre secondo la Coldiretti, la scarsità di acqua ha determinato un contenimento produttivo di pomodoro per passate, polpe, concentrati e sughi da conserve (-12% rispetto al 2016), grano duro da pasta (-10%), mele (-23%, -60% in Trentino) e uva (-25%). La raccolta delle olive 2017/2018 sarà una delle peggiori degli ultimi anni e potrebbe segnare un'ulteriore contrazione dopo il pessimo risultato (182mila tonnellate) della scorsa stagione.
 
Il clima impazzito ha ridotto la quantità di foraggio per gli animali, inaridendo prati e pascoli, mentre le api hanno sofferto le diffuse gelate della scorsa primavera, l'aumento dei fiori secchi e i violenti temporali estivi. Anche nel comparto dei prodotti di origine animale, quindi, i danni sono già visibili: le mucche, “stressate” dal caldo, producono il 20% di latte in meno;  la produzione di miele si è più che dimezzata rispetto alla media (circa 10mila tonnellate nel 2017), segnando uno dei risultati peggiori da almeno 35 anni.
 
Ma l'emergenza si estende ben oltre i confini della pianura padana. Nel 2017 la siccità ha colpito due terzi del territorio nazionale. Undici regioni (Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Provincia autonoma di Trento) hanno chiesto lo stato di calamità dopo aver riscontrato, sempre secondo la Coldiretti, oltre 2 miliardi di danni alle coltivazioni e agli allevamenti.
 
Di fronte allo stravolgimento del clima - sottolinea l'associazione di categoria - è necessario passare dalla gestione dell'emergenza a una una nuova cultura della prevenzione. “Occorrono - conclude la Coldiretti - interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali e utilizzando anche le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l'acqua piovana”.