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Palermo, revocata la scorta allo chef che denunciò il pizzo: "Qualcuno è responsabile di ciò che mi accadrà"

Aveva fatto arrestare uomini delle cosche ma per lui le minacce non erano mai finite con buste di proiettili a casa e locali distrutti

Palermo, revocata la scorta allo chef che denunciò il pizzo:
tgcom24

Grazie alle sue denunce erano finiti in carcere gli uomini dell cosche che pretendevano da lui il pizzo, per questo gli era stata assegnata una scorta.

Ma oggi lo chef palermitano Natale Giunta si è visto revocare le misure di protezione di cui ha beneficiato negli ultimi anni. E ora chiede al prefetto di tornare sui suoi passi: "Da oggi qualcuno sarà responsabile di tutto ciò che mi accadrà".

Il titolare della concessione demaniale Sailem, che gestisce il locale Castello a Mare e l'azienda "Passami u Coppu" in via Roma a Palermo, aveva avuto il coraggio di dire no alle pressanti richieste di pizzo e aveva deciso di raccontare tutto ai carabinieri.

Dopo la sua denuncia e gli arresti, però, per lui non erano finite le minacce. "Negli ultimi anni la mia vita personale e professionale è stata stravolta da continui eventi che mi hanno lasciato profonde ferite e mi sono costati paure, sacrifici e denaro", racconta in una lettera lo chef, che aveva ricevuto a casa una busta con dei proiettili e si era ritrovato con un locale distrutto e un camion, quello usato per i banchetti, completamente bruciato.

Da tempo viveva blindato e questo era l'unico modo per garantire a se stesso e alla sua famiglia protezione da quei mafiosi che avevano dimostrato di non fermarsi neanche di fronte ad arresti e condanne. Ora chiede al prefetto di tornare sui suoi passi: "Da oggi qualcuno sarà responsabile di tutto ciò che mi accadrà".

"Non ho mai chiesto niente a nessuno - ha proseguito nella sua lettera - né bussato porte ad esponenti politici, non mi sono messo mai contro lo Stato anzi, sono una sua vittima, ed allora perché proprio quella parte di Stato che dovrebbe tutelarmi adesso mi abbandona?".

Intanto si leva anche la voce della sorella, la giornalista Francesca Giunta, che in un post sulla sua pagina Facebook ha scritto: "Fino a ieri mi battevo e gridavo al mondo di denunciare. Denunciare la Mafia, le estorsioni, il pizzo. Oggi, invece, dico che non vale la pena. Non vale la pena di lottare per cercare di cambiare questa terra martoriata e mortificata da chi vuole distruggerla".

E ancora: "Grido al mondo di non denunciare perché rimanete soli. Soli senza nessuno che vi tutela. Soli senza quello Stato che prima fa finta di tutelarti e poi ti abbandona".