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Esplosione a Milano, marito di una delle vittime indagato per strage

Forse la donna stava per lasciarlo e lui viveva uno stato di depressione

L'esplosione del 12 giugno che ha causato la morte di tre persone e il crollo di una palazzina a Milano sarebbe stata causata volontariamente.

La procura ha infatti iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di strage il 51enne Giuseppe Pellicanò, che abitava nell'appartamento dove è avvenuto lo scoppio. Tra le vittime anche la moglie dell'uomo mentre le due figlie, di 7 e 11 anni, sono rimaste gravemente ustionate così come Pellicanò stesso.

Pellicanò, per i pm, avrebbe manomesso le condutture del gas del suo appartamento, al terzo piano della palazzina di via Brioschi saltata in aria il 12 giugno scorso. Nell'esplosione sono morti la moglie di Pellicanò, Micaela Masella, 43 anni, e una coppia di giovani marchigiani che abitavano nell'appartamento accanto a quello della famiglia, Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa, entrambi 27enni. Le figlie di Pellicanò, di 7 e 11 anni, hanno invece riportato numerose ustioni.

Da subito le indagini avevano portato verso a un gesto volontario. La mattina dell'esplosione c'era stato un picco nel consumo del gas e dai primi rilievi non erano emersi problemi tecnici alle condutture o alla cucina dove poi è avvenuto lo scoppio. Proprio per poter effettuare dei rilievi irripetibili il pm ha iscritto nel registro degli indagati Pellicanò.

Dall'inchiesta è emerso che l'uomo era in cura da uno psichiatra e da uno psicologo per problemi di depressione e, con la moglie, rimasta uccisa dall'esplosione, stava frequentando un professionista che si occupa di mediazione familiare per rendere meno traumatica la separazione. Pellicanò, che deve essere ancora interrogato, si trova al momento ancora ricoverato al Niguarda, così come le sue bambine, per le gravi ustioni riportate.

Manomesso il tubo del gas - Secondo il pm Elio Ramondini e l'aggiunto Nunzia Gatto, il tubo del gas dell'appartamento della famiglia Pellicanò risulta manomesso. Potrebbe essere stato tagliato oppure staccato. Nel provvedimento, i magistrato parlano apertamente di "manomissione volontaria" e chiariscono che il tubo flessibile in acciaio è stato "trovato smontato dal rubinetto a sfera di intercettazione gas ed allacciato al solo piano di cottura cibi". Lunedì mattina i pm titolari del fascicolo conferiranno l'incarico al perito della Procura che dovrà svolgere alcuni accertamenti irripetibili negli appartamenti della palazzina prima che un eventuale crollo possa compromettere irrimediabilmente la scena dell'esplosione.

L'esperto, si legge ancora nell'avviso di garanzia, dovrà innanzitutto verificare se ci sono "segni o graffiature compatibili con utensili idonei allo smontaggio del dado-ghiera di serraggio del tubo flessibile in acciaio allacciato al piano cottura". Gli accertamenti del perito riguarderanno inoltre "la ricerca di tracce biologiche" e di "impronte latenti su superfici ritenute utili", con particolare riferimento "alle parti dell'impianto gas che sono risultate manomesse e sugli strumenti rinvenuti utilizzabili per la manomissione". Pellicanò, in veste di indagato, potrà nominare i propri consulenti che parteciperanno agli accertamenti tecnici della procura. Anche le parti lese - i genitori di Micaela Masella e i famigliari della coppia di fidanzati del Maceratese - dovranno incaricare degli esperti per le consulenze di parte.