Sulmona, per il Tribunale di Sorveglianza il carcere non garantisce cibo senza legumi. Il boss, condannato a 15 anni, a casa per un anno
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Siccome il menu in cella non garantisce sicurezza alimentare adeguata, il detenuto esce e va ai domiciliari. Il detenuto in questione è Michele Aiello, condannato a 15 anni e 6 mesi perché ritenuto l'equivalente di Bernardo Provenzano nel settore della sanità siciliana. Il boss è intollerante ai legumi e il Tribunale di sorveglianza dell'Aquila ha concesso la detenzione domiciliare per un anno. Il pm insorge, così come le associazioni delle vittime.
La domanda sorge spontanea: preparare un menu ad hoc senza legumi per Aiello?
In attesa della risposta ad alzare la voce, oltre ai magistrati che hanno mandato in cella il boss, è Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, a Firenze: "Il prestanome di Bernardo Provenzano ai domiciliari, perché soffre di favismo. Per favore, non sia insultata la nostra intelligenza: oltre al torto subito, con il tritolo di via dei Georgofili, comprato anche con i capitali per i quali Aiello ha fatto da prestanome''.
E ancora: ''La giustizia in Italia è nelle mani dei Tribunali di sorveglianza siamo così offesi che chiediamo con urgenza una legge affinché sia il Parlamento a decidere sul 41 bis, sui domiciliari e quant'altro quando i mafiosi ne fanno richiesta, così come si fa per i parlamentari quando bisogna decidere se devono essere indagati, arrestati o quant'altro, così finalmente capiremo chi sta con la mafia''.