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Rigopiano, la "Regione determinò l'isolamento dell'hotel e le 29 vittime"

Gravissime le accuse della magistratura a carico degli imputati che si macchiarono di negligenza, imperizia, imprudenza, violazioni di norme, leggi e regolamenti

Rigopiano, la
lapresse

La Regione Abruzzo "determinò le condizioni per il totale isolamento dell'Hotel Rigopiano" e gli indagati "attivarono tardivamente" il Comitato emergenze.

È uno dei principali passaggi delle accuse formulate dalla Procura di Pescara a carico, tra gli altri, del governatore Luciano D'Alfonso, del sottosegretario regionale alla Protezione civile Mario Mazzocca e del responsabile regionale della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore.

Furono negligenza, imperizia, imprudenza, e violazioni di norme, leggi e regolamenti, a causare la morte di 29 persone, il 18 gennaio 2017, quando l'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) fu travolto da una valanga.

Senza la carta valanghe è mancata la salvaguardia - Il riferimento è al filone dell'inchiesta riguardante la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga prevista dalla legge regionale 47/1992 in tema di "Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanghe". A giudizio della Procura, la carta valanghe "laddove emanata, avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a tale pericolo (sia per obiettive evidenti ragioni morfologiche e ambientali sia per documentate vicende storiche)".

La mancata emanazione della carta valanghe, quindi, "ha fatto sì che le opere già realizzate dell'Hotel Rigopiano non siano state segnalate dal sindaco" al Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e valanghe. Secondo i pm tali informazioni, "avrebbero determinato, ad opera del Comitato, l'immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, dell'albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghe nonché un valido piano di bonifica preventiva degli accumuli nevosi con procedure di distacco controllato". Per i pm Del Turco, Ginoble, Paolini, Srour, Chiodi, Stati, Giuliante, D'Alfonso e Mazzocca, avrebbero "omesso di intervenire presso i funzionari responsabili del Servizio di Protezione civile, sollecitando tempestivamente l'attuazione e l'esecuzione degli obblighi di legge" e la redazione della carta valanghe.