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Chef travolto e ucciso a Roma, testimone: "L'investitore stava guidando contromano"

Fabio Feola, indagato per omicidio stradale, avrebbe invaso con la sua auto la corsia sulla quale viaggiava in moto Alessandro Narducci in compagnia di Giulia Puleio, travolgendoli e uccidendoli entrambi

Chef travolto e ucciso a Roma, testimone:
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Fabio Feola, l'automobilista che a Roma ha travolto lo scooter dello chef Alessandro Narducci, stava guidando contromano.

E' quanto emerge dal racconto di un nuovo testimone oculare. Feola, indagato per omicidio stradale, avrebbe quindi invaso con la sua auto, forse a causa di una distrazione, la corsia sulla quale viaggiava il giovane cuoco stellato e la sua amica Giulia Puleio, travolgendoli e uccidendoli entrambi.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il nuovo testimone oculare, un ciclista che stava percorrendo quel tratto di strada la notte fra il 21 e il 22 giugno, nei giorni scorsi avrebbe confermato i sospetti degli inquirenti e cioè che a causare la morte del giovane cuoco stellato e della sua amica Giulia Puleio sarebbe stata un'invasione di corsia della vettura guidata dal 30enne originario della provincia di Caserta, che rimane indagato per omicidio stradale plurimo.

La versione del ciclista è considerata abbastanza attendibile dalla Procura anche perché si sovrappone a un'altra testimonianza emersa nelle prime ore delle indagini, quella di un anziano residente, che per primo aveva raccontato ai vigili di aver visto l'auto di Feola transitare nella carreggiata opposta e travolgere frontalmente lo scooter guidato da Narducci.

Il testimone oculare non è sicuro pperò che Narducci e Puleio indossassero, al momento dell'incidente, i rispettivi caschi ritrovati a decine di metri di distanza dal luogo dell'impatto. Questo fatto aveva sin da subito fatto sorgere il dubbio che i due giovani non avessero allacciato in maniera corretta i caschi prima di mettersi in moto.

La circostanza, comunque, non alleggerisce la posizione di Feola, che il 26 giugno si era recato spontaneamente dal pm Pietro Pollidori per chiarire la sua posizione: "Ho visto un'ombra e poi un boato. Non stavo correndo e non ho invaso la corsia", aveva detto il giovane revisore dei conti, spiegando di non aver effettuato alcuna manovra azzardata con la sua auto. E soprattutto di non essersi messo al volante ubriaco: "Avevo bevuto solo un bicchiere di vino". Il 30enne, ricoverato al policlinico Gemelli in codice rosso, non era stato sottoposto all'alcool test dai vigili urbani. Solo l'esame tossicologico, atteso nei prossimi giorni, potrà chiarire le sue reali condizioni nella notte dell'incidente.