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Vaccino antinfluenzale, l'allarme della Fondazione Gimbe: "Non disponibile per 2 persone su 3"

Nonostante cinque milioni di dosi in più rispetto allʼanno scorso, vista lʼemergenza Covid, in sette Regioni e due Province autonome mancano le scorte sufficienti per proteggere almeno il 75% delle persone ritenute a rischio

vaccini

Dopo l'emergenza mascherine, in Italia il copione rischia di ripetersi con il vaccino contro l'influenza. È la denuncia della Fondazione Gimbe, che numeri alla mano sottolinea una doppia carenza, sia per le categorie più a rischio che per la popolazione in generale. La penuria di dosi - sottolinea il presidente Cartabellotta - rischia di sovraccaricare il Servizio sanitario nazionale e paralizzare le attività produttive. 

Allarme rosso in sette Regioni - Un'emergenza trasversale in tutto il Paese: troppo poche dosi del vaccino antinfluenzale. Il problema non è nuovo, ma quest'anno è aggravato dalla pandemia da Coronavirus. In sette Regioni e due Province autonome mancano le scorte per proteggere almeno il 75% delle persone rientranti nelle cosiddette categorie a rischio - bambini tra i sei mesi e i sei anni e chi ha più di 60 anni - mentre nel resto del territorio il problema riguarda la popolazione in generale. Le Regioni più in affanno sono Abruzzo, Basilicata, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d'Aosta e le Province di Trento e Bolzano. 

 

 

Aumento scorte non sufficiente - Nelle restanti 12 Regioni il fabbisogno non è così elevato, ma siamo comunque lontani da una disponibilità diffusa per tutti. E questo nonostante nel 2020 le Regioni abbiano acquistato quasi 18 milioni di dosi rispetto ai 12 e mezzo dell'anno scorso, come fa sapere l'Agenzia Italiana del Farmaco. "La vaccinazione antinfluenzale – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE - quest’anno ha un obiettivo strategico di salute pubblica: ridurre il numero di persone sintomatiche che rischiano di sovraccaricare i servizi sanitari territoriali e i pronto soccorso. Se questo aumento delle scorte permetterà di estendere le coperture vaccinali nelle categorie a rischio, è molto difficile stimare l’incremento di domanda della popolazione generale, maggiormente sensibilizzata alla vaccinazione dai datori di lavoro, preoccupati che lo sviluppo di sintomi influenzali da parte dei loro dipendenti possa paralizzare le attività produttive". 

 

 

La metodologia - L'analisi della Fondazione tiene conto delle dosi di vaccino che le Regioni hanno acquistato tramite bandi di gara fino al 24 settembre. Non vengono considerate l'applicazione del quinto d'obbligo, le procedure negoziate senza bandi o condotte in privativa ed eventuali forniture del ministero della Salute. Gimbe precisa inoltre che il target delle persone a rischio tiene conto del solo criterio anagrafico e quindi è sottostimato: andrebbero incluse, infatti, anche le persone con meno di 60 anni ma con patologie croniche, le donne in gravidanza, gli operatori sanitari e gli altri lavoratori a rischio. 

 

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