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Fatture false, condannati a un anno e nove mesi i genitori di Matteo Renzi

I fatti al centro del processo risalgono al 2015: le fatture false sono una da 20mila e lʼaltra da 140mila euro. La difesa: "Faremo ricorso, ci aspettavamo lʼassoluzione"

Fatture false, condannati a un anno e nove mesi i genitori di Matteo Renzi  - foto 1
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Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell'ex premier Matteo Renzi, sono stati condannati a un anno e nove mesi di reclusione, con pena sospesa, nell'ambito del processo per due fatture false che li vedeva imputati insieme all'imprenditore Luigi Dagostino, condannato a due anni.

Il giudice di Firenze Fabio Gugliotta ha quindi accolto la richiesta formulata dall'accusa.

 

La difesa: "Faremo ricorso" - "Ci aspettavamo decisamente una sentenza diversa e cioè l'assoluzione", hanno commentato gli avvocati difensori di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, Federico Bagattini, Marco Miccinesi, Francesco Pistolesi e Lorenzo Pellegrini. "In ogni caso non c'è mai stata alcuna evasione e questo la sentenza lo conferma senza alcun dubbio. Quando c'è evasione, infatti, il giudice concede la sospensione condizionale ed irroga una pena mite solo se l'imputato ha provveduto a risarcire i danni erariali conseguenza del reato, risarcimento che come noto in questo caso non è avvenuto proprio perch mancava ogni profilo di danno tributario. Ricorreremo comunque certamente in appello perché siamo convinti della insussistenza di ogni reato".

 

I fatti al centro delle indagini risalgono al 2015, quando l'imprenditore Luigi Dagostino, anch'egli a giudizio con l'accusa di false fatturazioni e, nel suo caso, anche truffa, era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell'outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze), e avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all'outlet.

 

Le fatture considerate false, perché secondo l'accusa non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate, sono due: una da 20mila e l'altra da 140mila euro più Iva. Le fatture vennero pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel luglio 2015. Secondo la procura la fattura da 140mila euro per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all'outlet del lusso 'The Mall' di Leccio di Reggello (Firenze) sarebbe per consulenze pagate ma non realizzate.

 

L'altra fattura da 20mila euro risulta emessa dalla Party srl (unica fattura emessa dalla Party nel 2015), società fondata da Tiziano Renzi (con il 40% della quote) e dalla Nikila Invest, srl amministrata da Ilaria Niccolai (60%), compagna dell'imprenditore Luigi Dagostino.

 

In aula, un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi, aveva affermato che le due fatture oggetto del processo furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all'Erario. DAgostino, rilasciando dichiarazioni spontanee, aveva detto di non aver emesso "nessuna fattura falsa" e di non aver "truffato nessuno", sostenendo di essere rimasto perplesso per l'importo delle fatture ma di aver "subito la sudditanza psicologica" per il fatto che "i coniugi Renzi erano i genitori del presidente del Consiglio" e quindi "ho ritenuto di non contestarle".

 

Il legale dei Renzi, l'avvocato Federico Bagattini, aveva replicato affermando che "se avesse ritenuto quelle fatture troppo alte per il lavoro svolto avrebbe dovuto non pagarle". Il padre e la madre di Matteo Renzi avevano scelto, invece, di non presentarsi in aula ma, tramite i loro legali, hanno depositato due memorie scritte. Nelle memorie difensive "i coniugi Renzi - spiego' Bagattini - hanno sostenuto che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate".

 

A febbraio Tiziano Renzi e Laura Bovoli, accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture, erano finiti agli arresti domiciliari nell'ambito di un'altra inchiesta della procura fiorentina sul fallimento di alcune cooperative che facevano capo a loro. Misura poi revocata l'8 marzo dal tribunale del Riesame.

 

Rosato: "Aspettiamo la sentenza definitiva" - Dopo la condanna, immediata la reazione di Ettore Rosato, coordinatore di Italia Viva. "Massimo rispetto per la giustizia, come sempre - ha detto -. Rispettiamo i giudici e aspettiamo le sentenze definitive, quelle della Cassazione". 

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