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Terremoto, dalla costa all'entroterra: sfollati spostati da alberghi

Non cʼè pace per i terremotati: a sette mesi di distanza dalla prima scossa che dagli Appennini li ha portati sullʼAdriatico devono cambiare tetto. Ma non sarà quello delle casette promesse

Dopo l'inverno passato al mare, l'estate si passerà nell'entroterra.

Urge liberare le stanze d'albergo della costa adriatica, destinate in un primo tempo ai terremotati degli Appennini: la stagione estiva è in arrivo e le prenotazioni turistiche valgono più dei 40 euro che lo Stato versa alle strutture ricettive per ogni sfollato. Così è iniziato il controesodo: dopo il viaggio dalle macerie ai lidi marchigiani, per 1.800 senza casa è tempo di rifare armi e bagagli. Destinazione? Non il paese natio, che sette mesi dopo è ancora distrutto e privo delle casette promesse dal primo giorno, ma nuove stanze d'hotel e camping in luoghi meno attrattivi dal punto di vista turistico. Il primo gruppo ha già lasciato Porto Recanati per Sirolo.

Il trasferimento dei primi 87 sfollati Così lasciano il camping Medusa di Porto Recanati tra lacrime, abbracci e qualche protesta: 87 sfollati del terremoto sono stati trasferiti al Green Garden di Sirolo, il nuovo camping che li accoglierà fino al 31 dicembre. Un esodo nell' esodo, per far posto ai turisti. "Non abbiamo nulla da rimproverare al titolare del Medusa, ci rendiamo conto che deve ospitare i clienti di sempre - dicono gli sfollati, provenienti da Camerino, Pievebovigliana, Ussita, Fiastra, Acquacanina (più alcuni studenti stranieri iscritti all'Università di Camerino) - ma a livello statale avrebbero potuto gestire meglio questa situazione. Non è piacevole doversi spostare di nuovo". Tra loro Orlando Marini, 76 anni, di Camerino, afferma di aver provato a trovare un posto letto lungo la costa maceratese. "Ho chiesto dappertutto. Ma tanti alberghi non accettano terremotati", spiega all'Ansa. "E' dura separarsi, qui eravamo diventati una famiglia, ma l'importante è avere un tetto sopra la testa", gli fa eco il commento di Tatiana Colibazzi, 22 anni, di Acquacanina.

C'è chi dice no La Regione Marche, che ha già erogato 20,5 milioni di euro agli albergatori che hanno aperto le porte ai senza casa, cerca di gestire il trasferimento senza dividere le comunità, individuando le soluzioni migliori per tutti (sono meno di 1.800 le persone costrette a spostarsi), ma che, in attesa delle casette e di una ricostruzione che appare lontana, lascia l'amaro in bocca. I 50 che hanno rifiutato il trasloco a Sirolo hanno meno di un mese di tempo per trovare una sistemazione: al Medusa l'accoglienza per i terremotati termina il 30 aprile. Chi non va al Green Garden ma ha affittato un alloggio a Camerino con il contributo Cas sa di avvicinarsi alla terra natale, "ma è dura andar via senza versare qualche lacrima, specie abbracciando le persone con cui si è condiviso tutto per 5 interminabili mesi", ammette una donna.

"Di camping in camping devono dirci che fine faremo" Un anziano di Fiastra confida che "le donne della sua famiglia sono terrorizzate al solo pensiero di tornare a stare in un edificio in muratura". "Vogliamo vivere a Fiastra, - aggiunge, - ma siamo in attesa delle Sae. Lasciamo il Medusa per andare a Sirolo, ancora più lontano. Leviamo le tende spontaneamente, per non creare problemi alla struttura che ci ha ospitati e che ci ha trattato così bene". "Mi ricorderò per sempre di tutti qui - aggiunge un uomo originario di Fiastra, in partenza per Sirolo con la moglie e i figli -, di quelli con cui ho stretto una forte amicizia ma anche di quelli meno simpatici". "Però ora devono dirci che fine faremo - incalza la moglie -, siamo spaesati. Fino a dicembre stiamo in un camping di Sirolo, e dopo?". "Al Medusa, hanno fatto di tutto per farci dimenticare che siamo terremotati - sottolinea Mario Travaglini, 70 anni, ex assessore di Acquacanina, mentre raccoglie i suoi oggetti -, feste, musica e tante iniziative, non possiamo che ringraziarli. Ma so che lo spostamento in un'altra struttura è solo una tappa intermedia. Acquacanina è tutta zona rossa". "Lo Stato - osservano un po' tutti - avrebbe potuto gestire meglio questa situazione: non è agevole ricominciare sempre in un posto diverso".