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Messina, un comitato d'affari gestiva la cosa pubblica: 13 arresti

Coinvolti imprenditori, funzionari comunali, costruttori e manager delle municipalizzate. Al centro della vicenda lʼex presidente del Consiglio comunale

Messina, un comitato d'affari gestiva la cosa pubblica: 13 arresti - foto 1
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La Dia di Messina ha eseguito diverse ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip nei confronti di politici messinesi, esponenti della criminalità locale, imprenditori e faccendieri.

L'inchiesta, denominata "Terzo livello", ha svelato l'esistenza di un comitato d'affari che per anni ha gestito la cosa pubblica nella città dello Stretto. Contestualmente sono stati sequestrati imprese e beni immobili per un valore di svariati milioni di euro.

I personaggi coinvolti sono imprenditori, funzionari comunali, costruttori e manager delle municipalizzate: 13 i provvedimenti di custodia cautelari presi nell'inchiesta che ha svelato un comitato d'affari che condizionava a fini privati l'attività del Comune. Al centro l'ex presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile.

Tra i nomi coinvolti c'è anche quello del direttore generale dell'azienda di trasporti Atm, Daniele De Almagro, che sarebbe stato favorito dalla Barrile in cambio dell'assunzione nella società di un autista che non aveva i requisiti per svolgere il lavoro. Indagato inoltre il costruttore Vincenzo Pergolizzi: la Barrile gli avrebbe fatto acquistare, grazie alla complicità del funzionario comunale Francesco Clemente, il terreno comunale in cui doveva realizzare una palazzina.

Tra gli indagati anche il commercialista Marco Ardizzone e gli imprenditori Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone, titolari di una società di vigilanza che svolgeva l'attività in occasione di eventi allo stadio. In cambio di agevolazioni nelle pratiche amministrative la Barrile avrebbe ottenuto l'assegnazione a una coop che controllava della gestione dei punti di ristoro allo stadio.