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Caso Arata, ai domiciliari un ex funzionario della Regione Sicilia e un imprenditore

Nuova svolta nellʼinchiesta sullʼex consulente del ministro Salvini: Giacomo Causarano e Antonello Barbieri sono accusati di corruzione, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio

Caso Arata, ai domiciliari un ex funzionario della Regione Sicilia e un imprenditore - foto 1
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L'ex funzionario dell'assessorato della Regione Sicilia all'Energia Giacomo Causarano e l'imprenditore milanese Antonello Barbieri sono finiti ai domiciliari nell'inchiesta che ha portato all'arresto del consulente della Lega Paolo Arata, accusato di essere socio occulto dell'imprenditore dell'eolico Vito Nicastri.

Quest'ultimo ha poi deciso di collaborare coi pm. Causarano è accusato di corruzione, Barbieri anche di intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.

Le indagini hanno svelato un giro di mazzette alla Regione siciliana: Arata e Nicastri avrebbero pagato tangenti a diversi funzionari per avere agevolazioni nei loro affari nel campo delle energie rinnovabili. Nei mesi scorsi l'inchiesta ha portato all'arresto anche dei figli di Arata e Nicastri, Federico e Manlio, e di un altro funzionario regionale, Alberto Tinnirello.

Una tranche dell'indagine, che ipotizza il pagamento di una tangente di 30mila euro all'ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l'approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci, è stata trasmessa a Roma per competenza.

Secondo gli investigatori, Causarano sarebbe stato il trait d'union tra Nicastri e Tinnirello, il funzionario che firmava le autorizzazioni necessarie all'imprenditore per la realizzazione di due impianti di biometano. Il progetto era ottenere l'Autorizzazione Unica da parte della Regione. La mazzetta pattuita sarebbe stata di 500mila euro. I primi centomila sarebbero già stati consegnati, il resto doveva essere versato alla firma dell'autorizzazione.

Gli impianti dovevano essere costruiti a Francoforte e Calatafimi. In realtà Nicastri aveva intenzione di vendere il progetto, con tutte le autorizzazioni ottenute, a grosse imprese: affare che avrebbe portato al "re dell'eolico" tra 10 e 15 milioni. Barbieri, invece, sarebbe stato socio di Nicastri fino al 2015, poi avrebbe ceduto le sue quote ad Arata per 300mila euro.