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Suicida dopo ricatto online, sgominata una banda di truffatori: 21 persone in manette

Fu agganciato da un finto poliziotto che gli aveva anche depredato 5mila euro. Almeno 600 le vittime di questa banda

Suicida dopo ricatto online, sgominata una banda di truffatori: 21 persone in manette - foto 1
agenzia

Era stato ricattato, dopo aver pubblicato annunci sul web a sfondo sessuale, da un sedicente ispettore della Polizia postale, e aveva anche pagato 5mila euro di "multa" ma, dopo che quest'ultimo gli aveva paventato possibili ripercussioni sulla sua vita lavorativa, si è tolto la vita.

E' quanto emerso dall'indagine della Procura di Nuoro su un caso di truffe ed estorsioni via web, che ha portato a 16 arresti. Il suicidio è avvenuto quattro mesi fa.

I carabinieri del comando provinciale di Nuoro, in collaborazione con quelli di Torino, Vercelli e Catania, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e altre emessa dal gip di Nuoro nei confronti di 21 indagati (di cui 2 in carcere, 14 ai domiciliari, uno agli obblighi di dimora e quattro a piede libero), accusati di truffe ed estorsioni online.

Inchiesta nata dal suicidio di un giovane - A carico di tutti gli indagati è stato disposto anche il sequestro conservativo di beni mobili o immobili per un corrispondente di 100mila euro. Il procedimento è nato nel 2017, dal suicidio sospetto di un giovane nuorese. I due anziani genitori si sono rivolti informalmente ai carabinieri della stazione del loro paese (al riguardo non è stata formalizzata alcuna denuncia) per fare luce sulle ragioni che hanno indotto il giovane a togliersi la vita.

Finto poliziotto lo ha ricattato - I carabinieri hanno raccolto una serie di elementi sui profili social del giovane, approfondendo le attività svolte su alcuni siti d'incontri. E' emerso che il giovane, in attesa di essere assunto come operatore socio-sanitario, era stato ricattato da un sedicente ispettore di polizia che, paventandogli possibili ripercussioni per l'occasione lavorativa, gli chiedeva il pagamento di contravvenzioni per inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione degli annunci online a sfondo sessuale. Il giovane, prima di togliersi la vita, ha versato ai truffatori quasi 5mila euro. La Procura ha ipotizzato a carico del promotore dell'associazione criminale il delitto di morte come conseguenza di altro reato.

A capo della banda un piemontese - Un pregiudicato 39enne, piemontese ma di origine sarda, che si presentava alle sue vittime come matricola ER432, ispettore Marco Gigliotti della polizia postale di Roma. E' il promotore, l'organizzatore e il capo di una associazione a delinquere, radicata a Torino e Vercelli, composta da 21 persone . Il modus operandi della banda criminale consisteva nel contattare gli inserzionisti dei più noti e utilizzati siti d'annunci commerciali e di incontri. Attraverso la captazione dei profili social e l'acquisizione di informazioni personali degli inserzionisti la vittima veniva contattata dal sedicente ispettore Gigliotti e persuasa dell'esistenza a suo carico di una denuncia/querela che poteva ritorcersi sulla vita privata e lavorativa dell'inserzionista.

Le vittime sono almeno 600 - Dalle indagini è emerso che sono almeno 600 le vittime. In 45 casi documentati i malviventi sono riusciti a intascare uno o più pagamenti. Le vittime venivano dissanguate una volta che si rendevano disponibili al primo pagamento, con pressanti e reiterate richieste di denaro. In numerosi casi il tempestivo intervento dei carabinieri è stato risolutivo. Una giovane donna, alla quale era stato contestato il banale annuncio postato per la vendita di un cucciolo, mentre effettuava il bonifico allo sportello bancario è stata bloccata dai militari per informarla di essere stata oggetto di un raggiro.