Il 45enne Peter Pancaldi, che ha confessato il femminicidio, dovrà rispondere di omicidio premeditato aggravato, in quanto commesso su vittima di atti persecutori
© Tgcom24
È stato fermato nella notte l'ex compagno di Daniele Coman, la 47enne romena, trovata morta a Prato di Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Peter Pancaldi, italiano di 45 anni, ha confessato il femminicidio: dovrà rispondere di omicidio premeditato aggravato, in quanto commesso su vittima di atti persecutori. La vittima è stata attirata con l'inganno nella casa dell'ormai ex compagno e qui, dall'uomo, soffocata e uccisa.
I due si erano lasciati. Mercoledì mattina Daniela è stata chiamata dal 45enne con la scusa di recuperare suoi effetti personali ancora in casa. Un incontro che si sarebbe svolto in modo pacifico. Poi però Peter l'ha richiamata, dicendole che in un pc e in una macchina fotografica c'erano delle foto di suo figlio (un ragazzino di 11 anni che Daniela aveva avuto dall'ex marito) e di andare a recuperarle. Un'altra scusa. In questo incontro è avvenuto il delitto.
A lanciare l'allarme per Daniela sono stati sua sorella e l'ex marito perché la donna non si era presentata a scuola per prendere il figlio. Peter nel lungo interrogatorio ha confessato: ha detto di aver ucciso la 48enne perché gli aveva fatto lasciare la precedente compagna che lo sosteneva anche economicamente. Il 45enne ha problemi di dipendenze e non lavorava. Il fermo è stato disposto dalla pm Valentina Salvi. L'uomo è in carcere a Reggio Emilia.
Maltrattamenti fisici, violenze psicologiche, minacce e stalking. Più volte, da quando stavano insieme dal giugno 2024, Peter Pancaldi aveva minacciato e perseguitato l'ex compagna. "La sorella della vittima e anche le amiche sapevano degli atti persecutori del presunto omicida. Ma purtroppo non ci sono state mai denunce che potevano essere utilizzate per accendere un faro", ha detto il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci.
"L'uomo - ha proseguito Paci - aveva più volte minacciato di aggredire persone che frequentavano la palestra della donna. E le modalità di tapparle naso e bocca l'aveva già utilizzata in passato nei suoi confronti, dicendole che prima o poi l'avrebbe uccisa così". Come effettivamente è avvenuto stando alla confessione resa dall'uomo con dichiarazioni spontanee nel corso dell'interrogatorio fiume in caserma, da cui è scaturito il provvedimento del fermo. Violenze di cui la vittima aveva riferito alla sorella oltre che a qualche amica e collega di lavoro.
Il procuratore Paci ha lanciato un accorato appello: "La raccomandazione che noi operatori di giustizia facciamo a tutte le persone che si trovano a subire atti persecutori o costrette a vivere in relazioni violente o tossiche: la denuncia è fondamentale ed è necessario compiere questo passo. Il nostro ordinamento è all'avanguardia, le leggi ci sono e i sistemi di protezione anche. Invito le donne a superare la ritrosia, la vergogna e qualsiasi tipo di ostacolo. Davanti a questo tipo di relazioni c'è in gioco il bene e la vita delle persone".