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Brindisi, caporalato: pastore 20enne in schiavitù, due arresti

Gli investigatori definiscono "disumane" le condizioni di vita del giovane straniero

Brindisi, caporalato: pastore 20enne in schiavitù, due arresti - foto 1
ipa

Facevano lavorare 14 ore al giorno come pastore, con una paga di circa 1,5 euro all'ora, un 20enne originario del Gambia senza riposo settimanale né ferie.

Il giovane, che lavorava dalle 5 del mattino, viveva in una masseria all'interno della quale dormiva su un giaciglio. Per questo gli uomini della task force anti caporalato dei carabinieri hanno arrestato a Tuturano, frazione di Brindisi, un 51enne e la sua convivente 37enne.

La donna è la titolare della masseria: i reati contestati ad entrambi sono concorso di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Gli investigatori definiscono "disumane" le condizioni di vita del giovane pastore che ritengono fosse "ridotto in schiavitù", senza "alcun diritto".

Secondo le indagini, approfittando della scarsa conoscenza della lingua italiana del gambiano, e facendo leva sul suo bisogno di avere un lavoro per poter restare in Italia, Vitale lo aveva impiegato nell'azienda di Carrozzo che aveva fatto credere al 20enne, il quale si fidava di entrambi, di essere stato regolarmente assunto da un'altra azienda agricola della zona. L'amministratore di quest'ultima impresa, complice di Vitale e Carrozzo, è stato denunciato per favoreggiamento dell'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.