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Agenti uccisi a Trieste, la madre dell'omicida chiede perdono: "La sera prima mio figlio sentiva delle voci"

Il killer non risponde alle domande. Proclamato il lutto cittadino. Tanta gente rende omaggio ai due poliziotti morti portando fiori allʼingresso della Questura, dove è avvenuta la tragica sparatoria

Giorno di lutto cittadino a Trieste, dove sono stati uccisi due agenti di polizia da un giovane che era stato portato in questura dopo una rapina.

Disperata la madre del killer, il 29enne Alejandro Auguro Stephan Meran, "Mi dispiace tanto - ha detto la donna, Betania -. Chiedo persono alle famiglie delle vittime". E aggiunge: "Mio figlio l'altra sera sentiva delle voci".

 

La ricostruzione della sparatoria - Venerdì Alejandro Augusto Stephan Meran, portato in Questura per un'indagine per furto, è riuscito a sottrarre la pistola in dotazione a Pierluigi Rotta, uno dei agenti deceduti, e ha fatto fuoco. Uditi gli spari, Matteo Demenego è uscito dal suo ufficio ed è stato a sua volta colpito. Rotta è morto dopo essere stato raggiunto da due spari al lato sinistro del petto e all'addome, Demenego è stato colpito invece 3 volte: alla clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena.

 

Dopo che Alejandro ha sparato e colpito i poliziotti, il fratello Carlysle si è barricato all'interno di un ufficio. L'uomo infatti, una volta sentiti i colpi di pistola, impaurito e sotto shock, ha sbarrato la porta dell'ufficio spostando una scrivania. Poi, non udendo più gli spari, è scappato nei sotterranei dell'edificio, dove è stato individuato e bloccato da alcuni agenti.

 

L'indagato non risponde agli inquirenti - Intanto venerdì sera Alejandro si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti. In tarda serata il magistrato di turno e il Procuratore, dopo che il primo aveva sentito il fratello Carlysle hanno raggiunto l'indagato all'ospedale Cattinara per interrogarlo. I magistrati lo hanno dichiarato in stato di fermo con l'accusa di omicidio plurimo e tentato omicidio.

 

Agenti uccisi a Trieste, il cordoglio dei cittadini in Questura

 

La madre dell'indagato: "Chiedo perdono" - Disperata Betania, la madre del giovane indagato. "Mi dispiace tanto, non so come chiedere perdono a queste famiglie - dice.-. Prego Dio che dia loro pace e che un giorno possano personare. Mi dispiace per quello che ha fatto mio figlio. Cosa si può dire a un padre che perde un figlio e a un figlio che perde il padre? Non c'è nulla che si possa dire per confortare un dolore così". Anche lei era vicino alla Questura al momento della sparatoria e racconta: "Non ho fatto in tempo a uscire dalla macchina, perché sentivo gli spari e mi dicevano di mettermi giù. Sentivo mio figlio che urlava e vedevo la polizia e le sirene e sentivo gli spari".. 

 

"La sera prima sentiva delle voci" - La donna racconta inoltre che, la sera prima della sparatoria, il figlio le aveva detto che "non riusciva a dormire. Sentiva delle voci, che lo stavano perseguitando e lo volevano ammazzare. Cercavo di calmarlo dicendogli di stare tranquillo, di dormire e che sarebbe passato. E lui mi diceva 'mamma non senti la voce? Non lo vedi? Mi vuole uccidere'". Poi ha sottolineato che Alejandro "era in cura in Germania prima che arrivassimo in Italia". 

 

Nessuna correità per il fratello di Alejandro - E' stato il fratello di Alejandro a denunciare per primo la rapina dello scooter. Appena ha saputo del furto, Carlysle Stephan Meran ha chiamato la polizia e si è reso disponibile per accompagnare gli agenti in casa dell'uomo avvertendolo che, pur non essendo in cura ai servizi di igiene mentale di Trieste, Alejandro soffriva di disturbi psichici. 

 

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