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Rogo alla Thyssen, la Cassazione: no riduzione delle condanne dei dirigenti

Giudicati inammissibili i ricorsi. I due manager tedeschi non hanno ancora scontato un giorno di carcere perché si attende che la giustizia tedesca recepisca con apposito procedimento le condanne

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La Cassazione conferma le condanne per il rogo della Thyssenkrupp, a Torino, dove nel dicembre 2007 morirono sette operai.

La terza sezione penale della Suprema Corte ha infatti giudicato inammissibili i ricorsi straordinari presentati dai dirigenti, condannati il 13 maggio 2016. I magistrati parlano di "colpa imponente" per l'a.d. Harald Espenhahn e per gli altri dirigenti, "per la consapevolezza del tragico evento" prima che si realizzasse.

In particolare, gli ermellini hanno dichiarato inammissibili i ricorsi con i quali si contestavano le condanne per omicidio colposo da parte dei difensori dell'ex ad Espenhanh, e dei manager Gerald Piregnitz, Daniele Moroni e Marco Pucci. In questo modo i legali speravano di ottenere un alleggerimento delle pene.

Nel verdetto,  relativo all'udienza svoltasi il 29 settembre, i supremi giudici sottolineano che le condanne definitive emesse dagli stessi ermellini nel maggio 2016 sono "conformi a legge ed adeguatamente giustificate" tenendo presenti "i contenuti dell'imputazione, le singole posizioni degli imputati e le condotte loro attribuite". I due manager tedeschi non hanno ancora scontato un giorno di carcere perché si attende che la giustizia tedesca, nonostante i solleciti inoltrati dall'Italia, recepisca con apposito procedimento le condanne.

Quanto all'entità delle pene, Espenhahn era stato condannato a nove anni e otto mesi di reclusione, Priegnitz e Marco Pucci a sei anni e tre mesi, Daniele Moroni a sette anni e sei mesi, Raffaele Salerno a sette anni e due mesi, Cosimo Cafueri a sei anni e otto mesi. Questi ultimi due non hanno fatto ricorso per cercare di ottenere lo sconto di pena. Pucci e Moroni, da giugno, hanno ottenuto otto ore di permesso al giorno per uscire dal carcere di terni e poter andare al lavoro.

Madre di una delle vittime: "Gli assassini non meritano sconti" - "Le pene sono basse, almeno che non ci siano sconti per gli assassini. Avrebbero dovuto dare loro l'ergastolo, prendere la chiave della cella e buttarla via". Graziella Rodinó, la mamma di Rosario, 26 anni, uno dei sette operai italiani morti dieci anni fa nel rogo della ThyssenKrupp, commenta così la decisione della Cassazione di respingere i ricorsi straordinari presentati da quattro ex dirigenti dell'acciaieria contro il verdetto emesso dalla stessa Suprema Corte il 13 maggio 2016. "Ora - continua Graziella - speriamo che la Germania si sbrighi a rendere esecutiva la sentenza. Non vogliamo aspettare altri dieci anni".